1.
Introduzione:
Nel
panorama mediatico contemporaneo, il giornalismo investigativo svolge
un ruolo cruciale nel portare alla luce questioni di interesse
pubblico e nel chiedere conto ai detentori del potere. Tuttavia,
questa funzione essenziale è sempre più spesso messa alla prova da
diverse tattiche volte a minare la credibilità delle inchieste e a
intimidire i giornalisti. Tra queste strategie, emerge un approccio
psicologicamente sofisticato che consiste nel creare un collegamento,
nella percezione pubblica, tra un'inchiesta giornalistica critica e
un evento negativo successivo. Questa manovra mira a screditare il
lavoro dei giornalisti e a generare un clima di paura che possa
dissuaderli dal proseguire le loro indagini, con potenziali
ripercussioni negative sulla fiducia del pubblico nell'informazione e
sul processo democratico. Il presente articolo si propone di spiegare
questa specifica tattica, esaminandone i meccanismi psicologici
sottostanti, le sue manifestazioni in eventi reali e le sue
implicazioni più ampie per la libertà di stampa e il dibattito
democratico.
2.
Definizione della Tattica
La
tattica psicologica in esame può essere definita come l'azione di
connettere deliberatamente un'inchiesta giornalistica che rivela
criticità a un atto violento o negativo che si verifica in seguito,
con l'obiettivo primario di screditare l'inchiesta stessa o di
intimidire i giornalisti che l'hanno condotta. Questa strategia si
articola in diverse componenti fondamentali. In primo luogo,
presuppone l'esistenza di un'inchiesta giornalistica che mette
sotto i riflettori
informazioni su fatti
potenzialmente dannosi
, collegati a individui,
gruppi o istituzioni. In secondo luogo, si verifica un evento
negativo successivo, che può spaziare da un atto di violenza fisica
a uno scandalo pubblico, un disastro naturale o qualsiasi altro
avvenimento che generi forti emozioni negative nell'opinione
pubblica. L'elemento cruciale è rappresentato dalla connessione
deliberata, ovvero la diffusione strategica di informazioni che
suggeriscono un nesso causale o una forte associazione tra
l'inchiesta e l'evento negativo. Questa connessione può essere
esplicita, attraverso dichiarazioni dirette, o implicita, tramite la
tempistica della diffusione delle notizie e l'enfasi su determinati
dettagli. Gli obiettivi principali di questa tattica sono molteplici:
screditare l'inchiesta, minando la fiducia del pubblico nella sua
veridicità, nella sua obiettività o nelle motivazioni dei
giornalisti; intimidire i giornalisti, creando un ambiente ostile e
potenzialmente pericoloso che scoraggi ulteriori approfondimenti
sullo stesso argomento o su temi correlati; e deviare l'attenzione,
spostando il focus del dibattito pubblico dalle criticità sollevate
dall'inchiesta all'evento negativo e alla presunta responsabilità
dei giornalisti nel suo verificarsi. Questa strategia si fonda su
meccanismi psicologici che verranno approfonditi in seguito, ma è
importante sottolineare come essa rappresenti una forma di
manipolazione mediatica volta a influenzare la percezione del
pubblico e a proteggere gli interessi di coloro che sono oggetto
delle inchieste.
3.
Caso Studio: L'Esplosione a Roma e "Zona Bianca":
Un
esempio recente che sembra illustrare chiaramente la tattica in
questione è l'esplosione avvenuta presso una Sala del Regno dei
Testimoni di Geova a Roma. L'episodio, verificatosi il 25 marzo 2025
in Piazza delle Camelie nel quartiere Centocelle, ha visto
l'esplosione di un ordigno di piccole dimensioni davanti alla porta
d'ingresso dell'edificio.
https://www.romatoday.it/cronaca/esplosione-sede-testimoni-geova-piazza-delle-camelie.html
Fortunatamente,
l'esplosione non ha causato feriti, tuttavia,
la notizia ha rapidamente assunto una connotazione particolare a
causa di un comunicato rilasciato dai Testimoni di Geova. Nella nota,
ripresa da diverse fonti, si specificava che il luogo di culto
colpito era lo stesso apparso di recente in un servizio della
trasmissione televisiva nazionale "Zona Bianca", e che tale
servizio includeva "discorsi diffamatori" contro i
Testimoni di Geova 1.
La
trasmissione "Zona Bianca" aveva effettivamente dedicato
diverse puntate a un'inchiesta sul mondo dei Testimoni di Geova.
Questa inchiesta, che aveva suscitato un acceso dibattito pubblico,
era in corso da circa due mesi e aveva portato alla luce diverse
storie e denunce di
fatti rimasti
precedentemente nell'ombra. I contenuti dell'inchiesta avevano
esplorato vari aspetti della comunità religiosa, tra cui il suo
rapporto con il denaro ricevuto spesso sotto forma di donazioni, e
avevano presentato testimonianze di ex membri che denunciavano
presunte manipolazioni falsità e
abusi. È significativo
notare che il programma aveva continuato a mandare in onda
all'inchiesta anche dopo le prime controversie .
La
reazione immediata dei Testimoni di Geova, che collegava
esplicitamente l'esplosione al servizio di "Zona Bianca" e
definiva i discorsi trasmessi come "diffamatori",
suggerisce un tentativo di strumentalizzare l'atto violento per
screditare l'inchiesta giornalistica e
far dubitare il pubblico della validità dell'inchiesta o di
suscitare un'ondata di indignazione verso il programma televisivo. È
fondamentale sottolineare che una trasmissione d'inchiesta non può e
non deve abdicare al proprio dovere di scoperchiare e mettere in
evidenza le criticità che emergono dalle proprie indagini, per il
timore che tali informazioni possano essere strumentalizzate o usate
in modo improprio da terzi. Il ruolo del giornalismo investigativo è
proprio quello di portare alla luce la verità, nell'interesse
pubblico.
4.
La Psicologia del discredito
La
tattica di collegare inchieste giornalistiche a eventi negativi
successivi si basa su una complessa interazione di meccanismi
psicologici. Uno di questi è l'effetto di framing, che descrive come
il modo di presentare
un'informazione, o "frame", possa influenzare la percezione
e l'interpretazione di un evento.
https://en.wikipedia.org/wiki/Framing_(social_sciences)
L'evento
negativo viene "incorniciato" (contestualizzato)
in modo da influenzare
negativamente la percezione dell'inchiesta giornalistica. La
vicinanza temporale tra l'inchiesta e l'evento negativo può indurre
il pubblico a stabilire un nesso causale inesistente, semplicemente
perché i due eventi si sono verificati in sequenza.
Un
altro meccanismo fondamentale è l'attribuzione di colpa, studiata
nell'ambito della teoria dell'attribuzione. Questa teoria esamina
come le persone spiegano le cause del comportamento e degli eventi.
Nel caso in esame, si cerca di attribuire la colpa dell'evento
negativo ai giornalisti o alla loro inchiesta, deviando l'attenzione
dalle reali cause dell'atto violento.
https://positivepsychology.com/fundamental-attribution-error/
Questo
può avvenire sfruttando il bias di attribuzione fondamentale, ovvero
la tendenza a sovrastimare i fattori disposizionali (la personalità
o le intenzioni dei giornalisti) e sottostimare i fattori
situazionali (le motivazioni dell'autore dell'atto violento) nella
spiegazione degli eventi. Tuttavia
anche
la
reattanza
psicologica
(la
reazione motivazionale che si verifica quando le persone sentono
minacciata la loro libertà di scelta) è
un altro concetto rilevante. Se
il tentativo di screditare l'inchiesta viene percepito come
eccessivamente aggressivo o manipolatorio, potrebbe paradossalmente
portare a un aumento del sostegno nei confronti dei giornalisti e
della loro inchiesta, generando un "effetto boomerang".
La
teoria dell'identità sociale può anch'essa giocare un ruolo. Se il
pubblico si identifica fortemente con il gruppo oggetto
dell'inchiesta, potrebbe percepire la critica giornalistica come una
minaccia alla propria identità sociale e reagire screditando
l'inchiesta come meccanismo di difesa del proprio gruppo.
Infine,
la tattica si avvale di diverse strategie di manipolazione e
diversione , come il tentativo di spostare l'attenzione
dall'inchiesta all'evento negativo, spesso enfatizzando gli aspetti
emotivi e sensazionalistici di quest'ultimo. La tattica del "red
herring consiste nell'introduzione di un elemento irrilevante per
distogliere l'attenzione dal punto principale, che in questo caso è
l'inchiesta giornalistica. Inoltre, si ricorre spesso al blame
shifting , ovvero al tentativo di scaricare la responsabilità
dell'evento negativo sui giornalisti, assolvendo di fatto coloro che
sono oggetto dell'inchiesta.
5.
Delegittimazione e Intimidazione
La
tattica di collegare inchieste a eventi negativi rappresenta una
forma estrema di delegittimazione volta non solo a minare la
credibilità del lavoro giornalistico attuale, ma anche a scoraggiare
future inchieste critiche. Le reazioni di coloro che sono oggetto di
inchieste giornalistiche spesso includono accuse di parzialità,
sensazionalismo o motivazioni politiche, a
cui si uniscono accuse
di disinformazione rivolte
ai giornalisti e
alle loro inchieste. Si
assiste anche a campagne di diffamazione e attacchi personali e
all'uso di minacce legali, come le cosiddette "querele bavaglio"
, per intimidire e silenziare i giornalisti.
https://www.ilpost.it/2025/02/20/donald-trump-giornali-media/
E’
importante notare che chi accusa una trasmissione di falsità e
diffamazione dovrebbe indicare precisamente i passaggi specifici
all'interno della trasmissione in cui tali affermazioni si sarebbero
verificate, fornendo riferimenti chiari, invece
di limitandosi a
lanciare accuse generiche e non circostanziate.
Queste
tattiche di intimidazione hanno un impatto significativo sui
giornalisti, creando un clima di paura e autocensura. Le conseguenze
psicologiche di tali
minacce possono essere
gravi, e la prospettiva di affrontare lunghe e costose battaglie
legali può dissuadere i giornalisti, soprattutto quelli freelance o
appartenenti a testate più piccole, dal portare avanti inchieste
scomode. Il collegamento deliberato tra un'inchiesta e un evento
negativo amplifica ulteriormente questo effetto intimidatorio,
suggerendo che il lavoro di denuncia possa avere conseguenze dirette
e dannose.
6.
Schieramento Strategico: Meccanismi di Difesa e Attacco:
La
tattica di collegare inchieste giornalistiche a eventi negativi si
inserisce in strategie più ampie di difesa o di attacco da parte di
individui o gruppi sotto inchiesta. Le motivazioni per l'utilizzo di
questa tattica sono molteplici: proteggere la propria reputazione e i
propri interessi finanziari, mantenere il potere e il controllo,
evitare ripercussioni legali o sociali e cercare di influenzare
l'opinione pubblica per riconquistare la fiducia. L'efficacia di
questa strategia nel raggiungere tali obiettivi è variabile. In
alcuni casi, può effettivamente deviare l'attenzione del pubblico,
danneggiare la credibilità dei giornalisti e influenzare la
percezione delle questioni sollevate dall'inchiesta. Tuttavia, vi
sono anche potenziali rischi e svantaggi nell'utilizzare questa
tattica. Ad esempio, se il tentativo di manipolazione viene scoperto,
potrebbe generare un effetto contrario, danneggiando ulteriormente la
reputazione di chi lo ha messo in atto (il cosiddetto "effetto
Streisand").
Il
ruolo della responsabilità
mediatica e dell'etica
giornalistica è fondamentale per prevenire o mitigare l'impatto di
questa tattica. Un'informazione accurata e
trasparente può contribuire a smascherare i tentativi di
manipolazione e a mantenere la fiducia del pubblico nel giornalismo
di qualità.
7.
Conclusioni: Implicazioni per la Libertà di Stampa
In
conclusione, quanto scritto fin’ora evidenzia come la tattica
psicologica di collegare inchieste giornalistiche critiche a eventi
negativi successivi rappresenti una seria minaccia alla libertà di
stampa e alla qualità del discorso democratico. Questa strategia
manipolativa, basata su meccanismi psicologici di framing,
attribuzione di colpa e diversione dell'attenzione, mira a screditare
il lavoro dei giornalisti investigativi e a generare un clima di
intimidazione che possa ostacolare la loro capacità di chiedere
conto ai potenti. Il caso dell'esplosione a Roma in seguito
all'inchiesta di "Zona Bianca" fornisce un esempio concreto
di come questa tattica possa essere impiegata nel tentativo di minare
la credibilità di un'inchiesta scomoda. Tuttavia, questo è solo uno
dei tanti esempi in cui si è verificato un tentativo simile di
strumentalizzare eventi per delegittimare il giornalismo critico.
Le
implicazioni di questo fenomeno sono profonde. Se le inchieste
giornalistiche vengono sistematicamente screditate attraverso tali
strategie, la capacità del pubblico di accedere a informazioni
cruciali per la propria partecipazione democratica viene seriamente
compromessa. Solo attraverso un impegno collettivo sarà possibile
proteggere la libertà di stampa e garantire un dibattito pubblico
informato e libero da manipolazioni.
secondolescritture@gmail.com
https://www.youtube.com/@mentalmenteliberi