“Sulla testa del giusto”: retorica, autoincensazione e manipolazione nell’adunanza speciale dei Testimoni di Geova
Analisi critica del discorso del 29 marzo 2025: tra propaganda interna e distorsione della realtà.
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Il 29 marzo 2025, in occasione della visita dell’assistente del Corpo Direttivo Troy Snyder, si è tenuta un’adunanza speciale per i Testimoni di Geova in Italia. Presentata come un’occasione spirituale di comunione e incoraggiamento, l’incontro si è in realtà rivelato un concentrato di retorica autoreferenziale, numeri selettivi e affermazioni ideologicamente orientate.
1. L’autoincensazione come marchio retorico
Fin dalle prime battute, il tono del discorso è celebrativo: “Geova è stato generoso con noi”, “Siamo guidati, protetti, benedetti”, “La Protezione Civile ha apprezzato il nostro operato”. Ogni aspetto è descritto in termini trionfalistici, senza mai uno spazio per l’autocritica o l’analisi oggettiva. I fratelli vengono elogiati collettivamente come “i migliori rappresentanti stampa dell’organizzazione”, creando un clima di compiacimento interno che rasenta l’autoincensazione. È una dinamica classica nei contesti ad alto controllo: si rafforza l’identità del gruppo non tramite il confronto con l’esterno, ma attraverso un costante e autoalimentato elogio reciproco.
2. Statistiche: ciò che si dice e ciò che si tace
Il discorso annuncia con enfasi: “Due massimi storici: 252.251 proclamatori e 51.613 pionieri regolari”. Ma chi conosce il funzionamento dell’organizzazione sa che questi numeri sono solo una parte della realtà. Manca totalmente qualsiasi riferimento ai Testimoni inattivi, ovvero coloro che, pur non partecipando più attivamente al ministero, sono ancora conteggiati come membri. Ancora più significativo è il silenzio sugli ex membri, coloro che si sono allontanati o dissociati. Ignorare queste cifre significa proporre un quadro incompleto, distorto e fazioso: si racconta solo la crescita, mai le perdite. È un uso strumentale della statistica, funzionale a confermare la narrativa del “popolo benedetto da Geova”, evitando qualsiasi dato che possa incrinare l’illusione di successo.
3. Il TCS e il controllo mascherato da innovazione
Il Telephone Contact System viene presentato come uno strumento inclusivo per raggiungere persone di lingua straniera. L’enfasi è sull’efficacia e sulla “tecnologia al servizio della predicazione”. Ma il progetto si configura anche come un ulteriore meccanismo di sorveglianza e standardizzazione. L’intermediazione tecnologica riduce il contatto umano e consente un monitoraggio più preciso delle attività dei proclamatori. La novità viene venduta come progresso spirituale, ma dietro il linguaggio entusiasta si cela una logica di controllo centralizzato.
4. Le calamità come leva emotiva
Il racconto dei terremoti e delle alluvioni viene impiegato per mostrare l’efficienza dei Testimoni di Geova e l'apprezzamento delle autorità. “La Protezione Civile ha apprezzato il nostro operato” viene citato con orgoglio. Ma ancora una volta si tratta di una narrazione unilaterale, dove la sofferenza viene utilizzata come strumento retorico per rafforzare l’immagine pubblica del gruppo. Non si menziona nulla sull’eventuale aiuto ricevuto da altri enti, né si esamina criticamente il legame tra emergenze e risposte organizzative: tutto è in funzione della conferma che "Geova ci benedice".
5. Il serpente che fugge e la rinuncia al confronto
Tra i passaggi più rivelatori, vi è quello relativo agli “attacchi mediatici”. Viene citato Matteo 10:16: “siate cauti come serpenti e innocenti come colombe”, per giustificare l’assenza dai dibattiti pubblici o televisivi. Ma il paragone tra il serpente che “preferisce fuggire” e la strategia della non partecipazione solleva interrogativi: è vera prudenza o è evitamento del confronto? Presentare il rifiuto di un dibattito pubblico come saggezza biblica è una manovra astuta, ma pericolosa: si legittima il silenzio e si protegge l’organizzazione dalla verifica esterna, evitando ogni situazione che possa mettere in discussione la sua narrativa ufficiale. In tal modo, si confonde la cautela con l’elusione sistematica.
6. “Siete voi la nostra difesa”: pressione sotto forma di elogio
Il richiamo finale ai fedeli è apparentemente affettuoso: “siete voi i migliori portavoce”. Ma in realtà si tratta di una pressione psicologica mascherata da lode. Ogni membro è investito della responsabilità di rappresentare l’intera organizzazione. L’onere di difendere l’immagine del gruppo ricade così sul singolo, che si sente osservato, valutato e condizionato nel comportamento quotidiano. È una forma sottile di controllo sociale, tipica delle strutture settarie.
Conclusione: la fede usata come veicolo ideologico
Il discorso dell’adunanza speciale non è solo un evento spirituale: è un esercizio ben orchestrato di propaganda interna, costruito su un lessico selezionato, numeri senza contesto, citazioni bibliche funzionali e un tono trionfante che non ammette zone d’ombra. Ogni elemento è al servizio della narrazione che l’organizzazione vuole proporre ai suoi membri: crescita, unità, approvazione divina, protezione.
Ma la realtà è più complessa. C’è chi lascia, chi si interroga, chi soffre in silenzio. Nessuno di questi aspetti è emerso nel discorso. E in ciò risiede il vero limite: un messaggio che proclama verità assolute mentre seleziona accuratamente solo ciò che conferma la propria visione, censurando tutto il resto.
In un mondo libero, la spiritualità dovrebbe accompagnarsi alla trasparenza, non all’occultamento. E la fede dovrebbe ispirare il coraggio del confronto, non la fuga camuffata da prudenza.
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