giovedì 18 luglio 2024

La credibilità del Cristianesimo

                                         La credibilità del Cristianesimo

Commento ai due video di don Manuel e Sapiens Sapiens


PREMESSA

In questo blog e sui social, pur essendo personalmente un credente, evito di fare apologia, e adotto un atteggiamento equilibrato nei confronti del tema di Dio e del cristianesimo. Non nascondo le mie convinzioni personali e intervengo di tanto in tanto per chiarire alcuni concetti religiosi spesso trattati superficialmente sul web. Tuttavia, il mio intento si limita a questo: sui social sono presente come "Mentalmente Liberi" per informare sul geovismo e le sue criticità. Il mio pubblico è composto sia da credenti che da non credenti, e tutti meritano rispetto. Allora perché questo articolo? Sollecitato più volte, mi è stato chiesto cosa ne pensassi. Non esito dunque a rispondere almeno su alcune questioni e credo che farlo pubblicamente possa essere un contributo tra gli altri su questo tema. Non ho intenzioni apologetiche, non mi interessa convincere nessuno. Ciò che segue è e resta la mia opinione, come daltronde ognuno esprime il suo punto di vista, i tempi delle “verità” imposte è passato, ci ho vissuto 13 anni dentro, e non mi interessano più. 


INTRODUZIONE

Nel dibattito contemporaneo sulla religione, il confronto tra credenti e non credenti è frequente. Uno degli argomenti più accesi riguarda la veridicità storica e teologica del Cristianesimo. Recentemente, in un video sul suo canale, Sapiens Sapiens, giovane youtuber ex-cattolico, ha criticato con forza le affermazioni di Don Manuel , un sacerdote che ha difeso il Cristianesimo dalle critiche mosse dal noto studioso Bart Ehrman. In questo articolo esaminerò sinteticamente le critiche di Sapiens Sapiens. In fondo troverete il link a entrambi i video, quello di don Manuel e quello di Sapiens Sapiens, così che possiate farvi la vostra personale opinione


LA DIVINITA DI GESU’

Sapiens Sapiens inizia il suo video esprimendo rispetto per Don Manuel, riconoscendone il coraggio di esporsi pubblicamente sui social e di affrontare critiche con onestà e apertura. Questo riconoscimento è importante, poiché mostra un approccio dialettico rispettoso, fondamentale per un dialogo costruttivo Il video prosegue con la presentazione del libro di Bart Ehrman "Come Gesù diventò Dio", una delle opere più critiche nei confronti della divinità di Gesù. Ehrman, ex cristiano diventato agnostico, sostiene che la fede in Gesù come Dio sia emersa gradualmente e non abbia solide basi storiche. Descrive il processo di deificazione come un'evoluzione culturale e teologica più che una verità storica. Ehrman argomenta che la fede in Gesù come Dio non è supportata da evidenze storiche e che la resurrezione, pilastro del Cristianesimo, non può essere dimostrata storicamente. Queste critiche sono alla base delle obiezioni di Sapiens Sapiens, che ritiene l'approccio di Don Manuel apologetico e privo di rigore scientifico.



Sapiens Sapiens critica la certezza delle testimonianze dei primi cristiani:


"Gli apologeti... devono considerare che la testimonianza dei primi cristiani potrebbe non essere così certa o attendibile".


Ogni scritto va esaminato con spirito critico, non c’è dubbio, dove per critica intendo l’analisi attenta di qualcosa. E sebbene l’obbiettività perfetta non esista, perché chi esamina inevitabilmente ci mette del suo, possiamo tentare di essere più onesti intellettualmente possibile. L’esame critico quindi non solo non è da disprezzare, ma al contrario è una esigenza che la verità richiede, almeno nei limiti del possibile. So che per molti questo è ovvio, ma se lo dico è perché, invece, per molti non lo è. C’è chi considera la critica un esercizio di demolizione e basta, ma io non la vedo così. Riguardo alle testimonianze dei primi cristiani, ritengo siano fondamentali non solo per il loro contenuto, ma anche per il contesto in cui sono state date. Molti dei primi testimoni, come gli apostoli, hanno subito martirio per la loro fede. È difficile sostenere che un numero così significativo di persone fosse disposto a morire per qualcosa che sapevano essere falso. Non credo all’ “invenzione” (termine spesso usato, ma lo trovo fazioso, preferisco “elaborazione”) né tanto meno alla malafede. Inoltre, la trasmissione dei Vangeli e delle lettere apostoliche è stata effettuata con grande cura e rispetto per il testo originale, come dimostrato dai manoscritti antichi. Riguardo al fatto che la fede in Gesù come Dio sia emersa gradualmente, su questo concordo, solo nel Vangelo di Giovanni troviamo questa fede sviluppata a differenza che nei sinottici e in Paolo, dove Gesù è certamente “divino” ma non necessariamente “Dio”. Ma questo è un dato acquisito, almeno a livello accademico, certamente lo è meno a livello popolare. Non è sbagliato precisarlo. Su questo ha egregiamente parlato il prof. Boccaccini, che a differenza mia è un accademico e un esperto apprezzato da molti. Questi i link delle due lezioni visionabili su youtube dove egli ha trattato proprio questo argomento:


Parte 1 https://www.youtube.com/watch?v=JT_l9V5EMwA&t=508s

Parte 2 https://www.youtube.com/watch?v=JwHbhjKTlU4&t=3771s



LA RISURREZIONE

Sapiens Sapiens cita Ehrman dicendo:

lo storico non può ne affermare né negare la risurrezione”.

 

In effetti, anche i cristiani credono che la risurrezione di Gesù sia un evento unico che sta oltre i confini della ricerca storica, che non essendo nemmeno ripetibile sfugge a qualsiasi verifica scientifica. La risurrezione è accettata sulla base della fiducia in chi l’ha testimoniata, e qui la fede gioca certamente un ruolo cruciale. Tuttavia, nessuno credo voglia 'dimostrarla' storicamente. Storicamente, possiamo invece ricostruire, o tentare di farlo, gli effetti di tale (presunto?) evento, la vita e le parole di coloro che l’hanno testimoniato e molte altre cose 'misurabili'.

Ad esempio, senza entrare nel merito, possiamo considerare la trasformazione radicale degli apostoli, la rapidissima diffusione del Cristianesimo e il vuoto della tomba come elementi su cui riflettere. Non parlo di 'prove' o 'dimostrazioni', ma di elementi su cui ci si può confrontare e su cui ognuno può dare, dalle diverse prospettive, la propria spiegazione. I 'fatti' documentabili sono patrimonio di tutti, mentre le interpretazioni e il credere o non credere sono troppo soggettivi per trovare un accordo pieno. È come sovrapporre un cerchio e un quadrato: entrambe le forme possono condividere dello spazio, ma non completamente. Pretendere di cambiare la “forma” dell’interlocutore è un’aspirazione assurda da qualsiasi parte provenga. Certamente il cristianesimo richiede “fede”, che non significa chiudere gli occhi all’evidenza, perché ripeto: quella appartiene a tutti! Ma di ciò che è creduto per fede si possono chiedere motivi, ragioni che spingono il credente a credere, ma non prove, perché se ci fossero “prove” in senso scientifico sarebbe semplicemente constatazione, e la fede perderebbe il suo ruolo.


Tornando all’affermazione secondo cui “lo storico non può nè affermare né negare la risurrezione” , Sapiens Sapiens sottolinea che sta al credente l’onere della prova. Ma che tipo di prova vorrebbe, se ha appena detto che non si può affermare o negare storicamente? Immagino si riferisca a una certa apologia, quella militante e fondamentalista (ricordiamo però che c’è anche una “militanza” di segno contrario), che ritiene di affermare la propria fede come "provata", dando per scontato che il proprio interlocutore accetti ciò che a lui pare ovvio. A proposito, questo mio articolo secondo voi è apologetico? E se sì, in che senso?

Credo che un cristiano possa credere alla risurrezione e basare su questo convincimento la propria vita, a patto che disponga di una certa dose di fede (e ammesso che sappia cos'è) senza pretendere che per altri sia lo stesso. L’onere della prova spetta a chi vuole convincere gli altri; quella del cristiano è una prova interiore, che gli ha cambiato la vita, e che può testimoniare e argomentare, ma che non può "provare" in senso storico-scientifico. L’apologia è un’arte nobile: significa "difendere" (davanti a chi accusa) ma anche "esporre", argomentando le ragioni della propria speranza. Quando sono i cristiani ad attaccare e pretendere, allora sono d'accordo: sta a loro l’onere della "prova" esterna e incontrovertibile. Che non c’è.


LA DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO


Sapiens Sapiens sostiene che:

"Il fatto che una religione si sia espansa velocemente e tanto non è assolutamente un indice che quella religione sia vera... ciò può avvenire per delle concomitanze storiche, sociali, economiche di natura variegata…..Quel preciso contesto storico ha favorito quella diffusione a quella velocità in quelle aree geografiche... Lo stesso vale per l'Islam, lo stesso vale per i mormoni, lo stesso vale per le religioni orientali".


Perchè Sapiens Sapiens fa questa affermazione? La fa in risposta agli apologeti cristiani che spesso utilizzano l'argomento della rapida diffusione del Cristianesimo come “prova” della sua verità. Sul concetto di “prova” mi sono già espresso, preferisco “argomentazione”. Questo, a suo avviso, non è un argomento valido perché la diffusione di una religione può essere spiegata da fattori storici, sociali ed economici. Spiega che la diffusione di una religione è spesso una questione di contingenza storica e non di verità intrinseca delle sue dottrine. Va separato il successo sociale di una religione dalla sua validità teologica. 



Ritengo che questa separazione sia corretta, le due cose vanno distinte, quanto poi siano anche collegate tra loro è una questione diversa, di prospettive come già detto. In ogni caso i cristiani non si basano SOLO sulla sua diffusione, ma ANCHE sulla testimonianza storica della vita, morte e resurrezione di Gesù Cristo, e sulle esperienze spirituali dei credenti. Ci si può concentrare su un elemento, e trovare corrispondenze anche altrove (questo Sapiens Sapiens lo fa quando dice che i miracoli avvengono anche in altre religioni, anche se non capisco perché non dovrebbe essere: Dio fa piovere sui giusti e sugli ingiusti e lo Spirito soffia dove vuole, dice il Nuovo Testamento), ma è l’intero contesto delle argomentazioni che rendono credibile il cristianesimo per chi lo ha accettato, sempre nella libertà di fare una scelta diversa. Non smetterò mai di sottolinearlo: gli “argomenti” dei cristiani non sono clave che si impongono ma proposte e testimonianze.



Riconoscere che la diffusione di una religione può essere influenzata da fattori storici (che in termini teologici si chiama “provvidenza”) non nega la possibilità che la religione possa contenere verità spirituali. Il Cristianesimo si è diffuso anche grazie al messaggio rivoluzionario di amore e speranza, che ha trovato riscontro in molte persone dell'epoca. La diffusione rapida del Cristianesimo potrebbe essere vista come un segno di supporto divino da una prospettiva di fede (perché non dovrebbe, da quel punto di vista?) senza necessariamente pretendere che un non credente veda le cose allo stesso modo, ma come già detto non è l'unico “argomento” a sostegno della credibilità. E qui vorrei sottolineare proprio il termine “credibilità”, che è ben diverso da quello di “dimostrazione”. La credibilità si basa sulla fiducia nelle fonti, nelle testimonianze e nell'autorità di chi fornisce l'informazione. Non richiede prove empiriche rigorose, ma dipende dalla reputazione e dall'affidabilità percepita delle fonti. La credibilità non garantisce certezza assoluta, ma suggerisce che un'affermazione è plausibile o ragionevole. In definitiva La credibilità di una convinzione religiosa come quella cristiana si fonda su una combinazione di testimonianze storiche, coerenza logica, esperienze personali e riflessioni filosofiche. Questi elementi rendono tali convinzioni soggettivamente plausibili e non violano i principi della ragione. Il che non rende obbligatorio condividerle, ma nemmeno è obbligatorio giudicare i cristiani degli irragionevoli superstiziosi ponendoli sullo stesso livello di chi si tocca i “cosidetti” al passaggio di un gatto nero (recentemente ho sentito un paragone del genere, e mi sono venuti i brividi). Vero, Bart Ehrmann non è un ubriaco o uno che delira (dice giustamente Sapiens Sapiens), ma nemmeno i cristiani lo sono, anche se a leggere i commenti sotto il suo video molti lo pensano, e lo scrivono pure. La teologia cristiana ha una lunga tradizione di riflessione filosofica che esamina e difende razionalmente le credenze della fede. Teologi e filosofi cristiani hanno sviluppato argomentazioni complesse e profonde per giustificare le loro credenze, contribuendo alla loro credibilità (che significa, ripeto, non dimostrabilità, ma che chi vi aderisce non è irragionevole). Non ha proprio senso il paragone con la mera superstizione degna di una farsa napoletana.


Vorrei dire qualcosa sulla domanda posta da Sapiens Sapiens al termine di un racconto, che è la seguente:


Perché la vicenda di Gesù dovrebbe essere considerata vera e quella del Baal Shem Tov falsa?


L'argomentazione proposta mette a confronto il racconto sul Baal Shem Tov (un maestro ebreo vissuto nel XVIII secolo, certamente un personaggio notevole) con i Vangeli, evidenziando il tempo trascorso tra gli eventi e la loro narrazione.


Potete conoscere la sua interessante figura grazie a Wikipedia:

https://it.wikipedia.org/wiki/Ba%27al_Shem_Tov


Tuttavia, ci sono diverse ragioni per cui questi due esempi non sono direttamente comparabili. Intanto I Vangeli furono scritti in un contesto storico e culturale diverso da quello del Baal Shem Tov. Il Cristianesimo emergente era sotto scrutinio sia dagli ebrei che dai pagani, e i primi cristiani furono spesso perseguitati. 



Questo contesto ha richiesto una documentazione accurata e coerente per preservare la verità dei loro insegnamenti e testimonianze. Inoltre molti degli autori o delle fonti vicine agli autori erano contemporanei o prossimi ai testimoni oculari, mentre il racconto sul Baal Shem Tov è scritto dal genero del suo segretario, una generazione successiva, e può includere una prospettiva più idealizzata e meno critica dei fatti. La tradizione cristiana ha una lunga storia di critica interna e studio esegetico. I Vangeli sono stati esaminati, commentati e scrutinati da generazioni di studiosi, sia cristiani che non, portando a una comprensione approfondita e sfumata dei testi. La narrazione del Baal Shem Tov, per quanto rispettata all'interno della sua tradizione, potrebbe non aver subito lo stesso livello di esame critico e comparazione storica. La questione non è necessariamente quella di considerare una storia vera e l'altra falsa, ma di riconoscere che i criteri storici utilizzati per esaminare i Vangeli sono più robusti e articolati rispetto a quelli applicabili al racconto del Baal Shem Tov. La tradizione cristiana ha sviluppato una critica interna che ha affinato la comprensione dei testi, distinguendo tra elementi storici e teologici. Questo processo continuo di esame e revisione non ha un equivalente diretto nella tradizione del Baal Shem Tov, rendendo difficile una comparazione diretta. Al netto del fatto che nessuno afferma che Gesù sia stato l’unico guaritore autorizzato o che i miracoli siano unico appannaggio della tradizione ebraico-cristiana. Su questo ho già detto in precedenza.

Massimo rispetto verso il maestro ebreo e il suo racconto, e infatti il problema non è lui, ma è il fare paragoni a senso unico, rendendoli perfettamente sovrapponibili, che mostrano solo gli elementi che sostengono una tesi già pronta in partenza.


BART EHRMAN

Bart Ehrman è uno storico di fama, e questo è riconosciuto anche da don Manuel. Tuttavia, don Manuel sottolinea che il libro di Ehrman "Gesù divenne Dio" (oggetto della recensione) è scritto in un registro divulgativo e non scientifico. Ehrman stesso ammette che il libro riflette le sue convinzioni personali piuttosto che essere un’opera scientifica rigorosa. Questa distinzione tra lavoro accademico e opinioni personali è cruciale per comprendere il valore delle argomentazioni nel libro.

Sapiens Sapiens osserva che, pur essendo un libro divulgativo, quello di Ehrman segue una logica che non necessita dell'apparato critico che Ehrman utilizza nei suoi scritti più accademici. Nessuno, tantomeno don Manuel, crede che le opinioni e le valutazioni personali di Ehrman siano sciocche o improvvisate; è chiaro che siano motivate e abbiano una logica. La distinzione tra divulgazione e ricerca accademica rigorosa rimane comunque valida.

Mi ha sorpreso, invece, il “colpo basso” (lo dico ironicamente, come il suo sorrisino in video) aggiunto successivamente:



Don Manuel si aspetta che il libro di Barth Ehrman sia un libro scientifico? Ma forse farebbe bene ad aspettarselo dal suo libro di riferimento che è la Bibbia”



Questa osservazione, seppur spiritosa, ignora una distinzione fondamentale tra la Bibbia e le opere di studiosi come Ehrman. La Bibbia non è un testo scientifico e non pretende di esserlo. È una raccolta di scritti religiosi, storici, poetici e sapienziali, la cui finalità è spirituale, teologica e morale. Le Scritture offrono insegnamenti religiosi e valori etici, e non sono destinate a essere valutate con gli stessi criteri delle opere scientifiche o storiche moderne. Al contrario, il libro di Ehrman, anche se divulgativo, si posiziona nel campo della ricerca storica e accademica. Ehrman applica metodi critici per analizzare la storia del cristianesimo e i testi biblici, cercando di comprendere e spiegare i fatti storici basandosi su evidenze e ragionamenti logici. Pertanto, non è questione di aspettarsi che la Bibbia sia scientifica, ma di riconoscere la natura e lo scopo differenti dei due tipi di opere.

E’ anche importante ricordare che ci sono studiosi che lo hanno criticato e hanno espresso idee diverse da quelle di Ehrman (sorte, a dire il vero, che tocca a ogni studioso, ma questa è cosa positiva). Le discrepanze nei racconti della risurrezione, ad esempio, possono essere spiegate attraverso prospettive diverse e dettagli complementari, piuttosto che essere considerate errori o manipolazioni intenzionali. Gli studiosi che rispondono a Ehrman spesso argomentano che le somiglianze tra i racconti evangelici e i miti pagani sono superficiali e non sufficientemente profonde da indicare una diretta influenza. Molti vedono queste somiglianze come esempi di archetipi narrativi comuni piuttosto che di plagi. Inoltre, la specificità della risurrezione e degli insegnamenti di Gesù è considerata unica e distintiva.

Con questo non voglio delegittimare Ehrman, a cui non sono degno nemmeno di slacciare un sandalo , ma semplicemente dire che il suo è pur sempre un punto di vista, che è criticabile anche da suoi colleghi pari grado, e che alla fine (è questo è il punto) lo si può leggere senza perdere la fede (a patto se ne abbia una, anche di seconda mano), affermazione su cui concordano sia don Manuel che Sapiens Sapiens, anche se per motivi diversi.


CONCLUSIONE

Credo che entrambi i contributi, quello di don Manuel e quello di Sapiens Sapiens, siano importanti, soprattutto se considerati insieme. Essi ci permettono di comprendere le diverse prospettive e di accettare la diversità, a volte irriducibile, dei nostri interlocutori, se l’obiettivo è capire e non polemizzare. Il dialogo è sempre possibile, poiché non significa necessariamente giungere alle stesse conclusioni: non sono gli argomenti a dialogare, ma le persone, attraverso il modo, il tono e il rispetto con cui si trattano.

Per quanto riguarda me, so perfettamente di essere intervenuto senza invito e dalla mia prospettiva in questo dibattito. L’ho fatto sia perché sollecitato, sia perché (lo ammetto) ho un forte interesse per questi argomenti e ci tenevo a esprimere la mia opinione. Avrò convinto qualcuno? Spero di no! Ma ne sono certo. Sarò stato compreso riguardo alle intenzioni e ai contenuti di questo mio scritto? Questo sarebbe un bel risultato.


È questo un fatto mistico e straordinario che nessuno conosce se non chi lo riceve. Lo riceve solo chi lo desidera, non lo desidera se non colui che viene infiammato dal fuoco dello Spirito Santo… Se poi vuoi sapere come avvenga tutto ciò, interroga la grazia, non la scienza, il desiderio non l’intelletto, il sospiro della preghiera non la brama del leggere, lo sposo non il maestro, Dio non l’uomo, la caligine non la chiarezza, non la luce ma il fuoco che infiamma tutto l’essere e lo inabissa in Dio...”

Dall’opuscolo «Itinerario della mente a Dio» di san Bonaventura, vescovo

(Cap. 7, 1. 2. 4. 6; Opera omnia, 5, 312-313)



I 2 video causa di questo commento:


Il video di don Manuel (Scherzi da Prete)

https://www.youtube.com/watch?v=cgGm5sBjpxU


Il video di Sapiens Sapiens

https://www.youtube.com/watch?v=v1bklCK-d2E&t=966s


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Grazie dell’attenzione



                                                       Mentalmente Liberi






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