La falsa rivoluzione dei Testimoni di Geova
Un'analisi critica dei recenti cambiamenti
https://www.jw.org/it/biblioteca-digitale/riviste/torre-di-guardia-studio-agosto-2024/
La comunità dei Testimoni di Geova, ma anche quella degli “ex”, era in fermento. Si attendeva la Torre di Guardia di Agosto 2024 con la stessa trepidazione con cui si attendeva la scoperta del Santo Graal. Questa ondata di “nuova luce” che ha visto la Watchtower sfornare, negli ultimi mesi, “nuovi intendimenti” a getto continuo, aveva creato un’attesa vibrante sul tema “come trattare gli ex TDG” (Dissociati/ Disassociati/Ostracismo). I “rumors” si alternavano, si attendevano cambiamenti rivoluzionari, sbirciando ogni tanto la lista delle “Torre di Guardia” pubblicate, che dal mese di Luglio passava direttamente a quella di Settembre. Forse, si pensava, questo ritardo (senza precedenti) della rivista di agosto era perché i cambiamenti erano troppo grandi per non lavorarci ancora un po’ sopra. Eccoci dunque ai primi di Luglio, la rivista di Agosto è pubblicata, ma la grande attesa delusa: cose nuove ci sono, ma niente di sostanziale, piuttosto un esercizio di cosmesi che non va alla radice delle questioni. Riguardo a come le scritture di 1 Corinti 5:1,2 ,13 o 2 Corinti 2:5-8 e altre menzionate si interpretano in relazione ai “peccatori” nella comunità cristiana, non farò una esegesi di questi passi in quanto qui adesso mi interessa solo mostrare in che modo la Watchtower con questo articolo modifica alcune sue prassi, e in quale misura.
Per comprendere appieno la portata di queste modifiche, è necessario fare un passo indietro. Già nel marzo precedente, un video di aggiornamento del Corpo Direttivo aveva anticipato alcune novità. Tra queste, la possibilità di incontri multipli con i trasgressori, anziché un unico colloquio decisivo; l'introduzione di regole speciali per i minori battezzati accusati di trasgressione; il tentativo di accelerare i tempi di reintegrazione per i disassociati e il permesso di rivolgere un semplice saluto ai disassociati presenti alle riunioni.
L'edizione di agosto della Torre di Guardia ha poi introdotto ulteriori modifiche, alcune delle quali potrebbero sembrare, a prima vista, significative. Il termine "disassociato" viene sostituito con "rimosso dalla congregazione".
“D’ora in poi non useremo più il termine “disassociato”. In armonia con le parole di Paolo riportate in 1 Corinti 5:13, diremo che una persona `è stata allontanata dalla congregazione. Inoltre non useremo più il termine“riassociato”, ma diremo che una persona e stata riammessa. “
Pag. 27 , Nota a par. 3
I "comitati giudiziari" diventano "comitati di anziani". Cambiamento resosi necessario in quanto l’esistenza di un sistema giudiziario parallelo a quello statale non favorisce affatto quell’immagine socialmente accettabile che intendono proporre delle loro procedure interne.
In precedenza questi gruppi di anziani venivano chiamati “comitati giudiziari”. Ma dato che giudicare è soltanto un aspetto della loro opera, non useremo piu questa espressione. Useremo invece l’espressione “comitato di anziani”.
Pag.21 , nota a par. 4
La pratica della “segnatura” viene rivisitata, diventando una decisione più individuale. Infine, si pone l'accento sulla necessità di non essere "inutilmente invadenti" durante i colloqui disciplinari.
“Facendo domande profonde senza essere inutilmente invadenti, gli anziani con gentilezza fanno esprimere il peccatore e lo aiutano a riflettere sulle sue azioni”
Pag. 22 par 10
Il che modifica la prassi secondo cui (ad esempio) 3 o 4 anziani, nell’interrogare una giovane e impaurita donna, potevano chiederle di esporre dettagli intimi di un presunto rapporto “immorale” .
Tuttavia, un'analisi più approfondita rivela che la sostanza rimane invariata. Le famiglie continuano a essere divise dalla pratica della disassociazione. Chi è già disassociato rimane tale, a meno che non cerchi attivamente la reintegrazione.
“Come dovremmo considerare, quindi, un compagno di fede che è stato allontanato dalla congregazione? Anche se non intratteniamo rapporti sociali con lui, dovremmo considerarlo una pecora che si è persa, non una causa persa. Una pecora che ha abbandonato il gregge può sempre ritornare. Dopo tutto, quella pecora smarrita si è dedicata a Geova. Purtroppo adesso non sta tenendo fede a quella dedicazione, e questo la mette in pericolo (Ezec. 18:31). Ciò nonostante, finchè c’è tempo, per beneficiare della misericordia di Geova, c’e speranza che ritorni. In che modo gli anziani dimostrano di voler aiutare un peccatore che è stato allontanato dalla congregazione?”
Pag. 27, Par. 5
L’obiettivo è fa “tornare” la persona considerata “persa”, il che implica, come lo è sempre stato, sia un giudizio sulla persona che una convalida delle sanzioni ad essa applicate. Ciò che cambia è l’atteggiamento apparentemente più “morbido”, che però ha un solo nome: paternalismo!
“Il paternalismo in senso generale indica l'atteggiamento bonario e benefico di una persona d'autorità che però chiede in cambio, spesso implicitamente, il consenso intorno alla sua persona. “
Da Wikipedia
Applicato a questo contesto, l'autorità religiosa adotta un comportamento bonario e accondiscendente, apparentemente interessato alla vita e al benessere dei fedeli. Tuttavia, questo interesse non è disinteressato, bensì finalizzato a riaffermare la propria posizione di comando. In altre parole, l'autorità dice: "Ti lascio un po' di guinzaglio, ma solo per ricordarti che sono io a tenerne il controllo".
È sempre una concessione: "Guarda come sono buono con te; nonostante le tue marachelle, io, che sono misericordioso, sono qui altruisticamente pronto a riaccoglierti e a ripristinare la vita sociale che ti è stata tolta, ma alle mie condizioni". Il rapporto resta squilibrato: è sempre il sovrano che si abbassa per recuperare il suddito, elargendo grandi promesse e benefici purché esso ritorni sotto il suo dominio.
Per esperienza, ho notato che questo tentativo di "recupero" della "pecorella smarrita", quando attuato dai comuni Testimoni di Geova, si traduce in una sorta di mobbing messaggistico. La persona, sia che sia stata allontanata di recente o da più tempo, viene sommersa da SMS, messaggi o vocali su WhatsApp, pieni di link al sito jw.org o inviti seducenti a ritornare a Geova, ricordando i bei tempi passati, insieme all'invito a rivolgersi agli anziani. Ricordiamo che solo loro, dal punto di vista operativo, sono i responsabili del recupero, gli unici incaricati e qualificati per avere un rapporto più ravvicinato con la pecorella smarrita, ma sempre con l'obiettivo di farla ritornare come membro approvato della comunità geovista. Lascio immaginare l'effetto che ha su molti, ostracizzati per anni da ex compagni, amici e familiari, sentirsi improvvisamente ricontattare solo perché l'autorità geovista ha deciso che, da un certo momento in poi, è possibile farlo.
Ora viene concesso il saluto agli ex testimoni, ma solo a quelli che tornano in Sala del Regno vestiti di sacco e cenere, e senza esagerare, non sia mai che andare oltre il saluti pregiudichi la salute spirituale di qualcuno:
“Alcuni potrebbero sentirsi a proprio agio nel salutare la persona o nel darle il benvenuto. Comunque, non ci metteremmo a fare una lunga conversazione nè intratterremmo rapporti sociali con lei.” Pag. 31 Par. 14
Un paternalismo irritante, frutto delle mutevoli interpretazioni e delle insindacabili decisioni di un gruppo di uomini che, come sovrani dall'America, dirigono più di 8 milioni di sudditi in tutto il mondo. Davvero mi chiedo come questo potrebbe attirare qualcuno!
La disassociazione si estende ancora ai familiari, creando situazioni di profondo dolore e isolamento. E chi dissente coscienziosamente dagli insegnamenti dei Testimoni di Geova continua a essere etichettato come apostata, una condizione considerata persino peggiore di aver commesso un crimine o un'azione immorale secondo gli standard biblici. È difficile non vedere in questi cambiamenti un'occasione mancata. L'organizzazione avrebbe potuto cogliere l'opportunità per riformare radicalmente la pratica della disassociazione, magari limitandola al livello della congregazione senza estenderla alle relazioni familiari. Avrebbe potuto prendere esempio dalla parabola del figliol prodigo, tanto citata nei loro testi, dove il padre accoglie il figlio a braccia aperte, senza condizioni.
Invece, ci troviamo di fronte a quello che sembra più un esercizio di cosmesi che una vera riforma. La sostituzione di termini come "disassociato" con "rimosso dalla congregazione" appare come un tentativo di ammorbidire la percezione di una pratica che rimane fondamentalmente immutata.
È come se, cambiando il nome, si sperasse di cambiare la natura della cosa stessa.
Non si può negare che questi cambiamenti siano stati influenzati dalle crescenti pressioni esterne. La decisione del governo norvegese di ritirare i finanziamenti, principalmente a causa della pratica della disassociazione, insieme ai guai giudiziari in altri Paesi, ha sicuramente giocato un ruolo. Tuttavia, la risposta dell'organizzazione appare timida e insufficiente.
In conclusione, mentre alcuni potrebbero vedere in questi cambiamenti un passo nella giusta direzione, è importante mantenere uno sguardo critico. Le persone continueranno a soffrire a causa della disassociazione, indipendentemente dal nome che le viene dato. Famiglie continueranno a essere divise. Il dissenso continuerà a essere punito con l'isolamento sociale.
Ci troviamo quindi di fronte a un bivio: possiamo accontentarci di questi cambiamenti superficiali, o possiamo continuare a spingere per una riforma reale e significativa? La palla è nel campo dei Testimoni di Geova, ma anche in quello di tutti noi che osserviamo e commentiamo queste pratiche. Il vero cambiamento richiede coraggio, compassione e la volontà di mettere in discussione tradizioni radicate. Saremo all'altezza di questa sfida?
Mentalmente Liberi
secondolescritture@gmail.com
Complimenti, analisi perfetta.
RispondiElimina