I talenti e il centralismo religioso
Questo articolo analizza in chiave critica alcune parti della Torre di Guardia di Settembre
2024, che potete consultare sul sito ufficiale al seguente link:
https://www.jw.org/it/biblioteca-digitale/riviste/torre-di-guardia-studio-settembre-2024/
La Torre di Guardia di Settembre 2024 prende in esame 3 parabole: Quella delle pecore e dei capri, quella delle vergini, e quella dei talenti, all’interno dell’articolo “Stiamo ascoltando gli avvertimenti?”. In questo articolo prenderemo in esame quella dei talenti.
LA PARABOLA DEI TALENTI
La parabola dei talenti è narrata in Matteo 25:14-18. La Torre di Guardia ne offre una propria interpretazione per illustrare le aspettative nei confronti degli "unti" in base al loro atteggiamento, o zelante o pigro. Secondo questa interpretazione, i due servi che hanno fatto fruttare i talenti rappresentano i cristiani unti e fedeli, cioè delle persone. Al contrario, il servo che ha nascosto il suo talento non rappresenta “qualcuno” ma “qualcosa”, la pigrizia infruttuosa e condannata da Dio, una sorta di monito per tutti gli unti affinché non perdano lo zelo.
"Il cattivo esempio dello schiavo pigro, invece, costituisce per gli unti un avvertimento. [...] Gesù non stava predicendo che degli unti sarebbero diventati pigri. Stava piuttosto spiegando cosa sarebbe successo se gli unti avessero perso lo zelo. Non avrebbero '[reso] sicura la [loro] chiamata ed elezione', e non sarebbe stato permesso loro di entrare nel Regno celeste (2 Piet. 1:10)." (Pagine 23,24)
Tuttavia, questa interpretazione non è esente da critiche, inclusa una certa incoerenza nell'applicazione delle parabole da parte dell'organizzazione. Sembra che le interpretazioni vengano adattate in base alle necessità del momento, creando un sistema di lettura biblica a geometria variabile, cioè estremamente flessibile, di fatto comoda, senza un criterio oggettivo riconoscibile. Ogni volta che i personaggi sono dipinti con colori positivi nelle parabole, allora rappresentano una vera classe di cristiani unti. Ma quando sono dipinti in colori negativi, sono solo un possibile esito negativo e non una vera classe di persone. Molto comodo! Se le parabole sono interpretate letteralmente solo quando conviene, quale criterio oggettivo viene utilizzato per determinare quando un'interpretazione letterale è appropriata?
"Il cattivo esempio dello schiavo pigro, invece, costituisce per gli unti un avvertimento " - Pagina 23
La parabola, nella sua semplicità, parla di tre personaggi, tre servitori: due fedeli e uno pigro. O rappresentano tutti un atteggiamento (fedele o infedele) oppure rappresentano tutte persone (individui o classi). Tuttavia, spiegare che i due fedeli rappresentano la classe degli unti e che quello pigro rappresenta un atteggiamento significa forzare il testo, con l'obiettivo evidente di santificare questi stessi unti, sempre interpretati in chiave positiva. E siccome il Corpo Direttivo rappresenta tutti gli unti, va da se se anch’esso è considerato a sole tinte positive, affinché i Testimoni di Geova di tutto il mondo riconoscano la sua guida senza fare troppe storie, acriticamente.
“Dobbiamo anche rafforzare la nostra fede nel canale che Geova sta usando oggi per guidarci: “lo schiavo fedele e saggio” -Matt. 24:45 “ - Pag.11, Par 12
Non si capisce, inoltre, come gli ascoltatori di Gesù potessero comprendere questa singolare distinzione tra “classe” di persone e “atteggiamento,” che il racconto non sottolinea né suggerisce. E perché questa interpretazione dovrebbe essere considerata l’unica corretta? Cosa impedisce di pensare, ad esempio, che lo stesso Corpo Direttivo potrebbe incarnare il ruolo del servo "malvagio e pigro"? Nella ormai strafamosa parabola dello “schiavo fedele” che troviamo da Matteo 24:45 in poi, sta scritto:
“Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo “ - Matteo 24:48
“Quel” servo malvagio è lo stesso che prima era fedele, è la stessa persona che ha cambiato comportamento, ma sempre una PERSONA rimane, nulla lascia pensare che il fedele sia una persona e il malvagio sia un atteggiamento, e certamente non sta parlando di 2 persone diverse , è la stessa persona che potrebbe cambiare atteggiamento. Perchè nella parabola dei talenti si distingue invece tra classe di persone e atteggiamento? Questa libertà interpretativa, senza regole, come già detto non da sensazioni di credibilità, e questo indipendentemente da ciò che pensiamo dei Testimoni di Geova.
I TALENTI COME DONI
Nella tradizione cristiana la parabola dei talenti è generalmente vista come un richiamo universale alla responsabilità individuale e all'uso dei doni ricevuti da Dio. Ogni cristiano è chiamato a far fruttare i propri talenti, che simboleggiano le risorse, i doni spirituali e le opportunità che Dio concede a ciascuno. La parabola sottolinea l'importanza della fedeltà e della diligenza nel servire il Signore, nonché le conseguenze del fallimento in tale compito.
"A ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per l'utilità comune."
1 Corinzi 12:7-11
Questo versetto suggerisce una distribuzione equa dei doni spirituali tra i fedeli. Tuttavia, il Corpo Direttivo ha centralizzato eccessivamente l'autorità spirituale: qual’è la natura dell'autorità religiosa e il ruolo dell'individuo all'interno di una comunità di fede? Come si bilancia l'unità dottrinale con la diversità dei doni spirituali? Perchè è giusto che una comunità religiosa abbia una sua linea interpretativa, ma questa dev’essere chiara, coerente, e non deve soffocare il dibattito o eventuali critiche al suo interno. E come si può garantire che tutti i membri di una comunità religiosa abbiano l'opportunità di utilizzare e sviluppare i propri doni spirituali? E come questi doni vengono riconosciuti e valorizzati all’interno di un contesto autoritario e ad alto controllo come quello dei testimoni di Geova? Perchè valorizzare i doni non significa aUna comunità religiiosa deve avere una linea interpretativa
Nel geovismo, inoltre, si introducono elementi singolari ed estranei e sottolineerei cervellotici, ad alterare e complicare il senso della parabola, come gli unti, i 144.000, l’organizzazione, classi separate ecc… Provate a consultare commentari specialistici, e non troverete nulla di tutto questo.
IN CONCLUSIONE
Mentre l'organizzazione cerca di adattarsi a una realtà in rapido cambiamento, reinterpretando le scritture in modo da mantenere la coerenza , resta da vedere come queste nuove interpretazioni influenzeranno il futuro del movimento. Una cosa è certa: i cambiamenti non sono terminati, e il modo in cui i singoli tdg reagiscono e reagiranno a tutto questo non è affatto scontato.
Da qui in basso si può commentare!
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