Discorsi sulla fine
San Paolo e C. T. Russell a confronto
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Questo articolo è diventato anche un breve video, che puoi vedere qui: https://www.youtube.com/watch?v=7xoFd-jm4Mg
Introduzione
Ho immaginato un ipotetico dialogo tra San Paolo e C.T. Russell, davanti a un caffè, nel suggestivo e filosofico scenario dell’Areopago di Atene. Entrambi questi personaggi si sono definiti cristiani ed entrambi hanno affrontato il tema della 'fine' e del ritorno di Cristo, sebbene con prospettive diverse. Da qui nasce un dialogo rispettoso, in cui ciascuno esprime le proprie ragioni. Rileggendo il testo, ho pensato che potrebbe essere trasformato in una rappresentazione teatrale, con l'ambientazione descritta e due attori che recitano le parti dei due personaggi. Tuttavia, questo progetto va oltre le mie attuali possibilità. In alternativa, il dialogo potrebbe essere adattato come sceneggiatura per un fumetto, un formato più facilmente realizzabile, ma sarebbe necessario un bravo illustratore. Spero che lo troviate interessante; il dialogo è una formula attraverso cui esplorare e testare contenuti solitamente espressi in forma accademica e didattica. La forma narrativa potrebbe forse catturare l'attenzione di chi è meno incline alla lettura.
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Inizia la storia
Il sole sta calando sull'Acropoli, tingendo di oro le antiche pietre dell'Aeropago. Una leggera brezza soffia, portando con sé l'aroma del caffè che i due uomini stringono tra le mani. Sulle pietre millenarie, l'eco delle discussioni filosofiche sembra risvegliarsi mentre due figure, apparentemente distanti nel tempo, si fronteggiano, immersi in una conversazione che risuona di passione e convinzione.
San Paolo: [Con voce ferma e uno sguardo penetrante, mentre si siede su una pietra levigata dal tempo] C.T. Russell, hai viaggiato molto e hai studiato profondamente le Scritture, eppure mi pare che ti affanni troppo nel calcolo dei tempi e dei segni. Cristo tornerà, questo è certo, ma l’ora nessuno la conosce, neppure il Figlio, ma solo il Padre. Perché, dunque, insisti tanto sull’imminenza della Sua venuta? Non è meglio preparare i cuori e le menti, piuttosto che le agende?
Charles Taze Russell: [Appoggiandosi leggermente indietro, sorseggiando il caffè, con uno sguardo pensieroso ma determinato] Paolo, non posso che rispettare la tua saggezza. Ma il mondo oggi è confuso, pervaso da false dottrine e speranze ingannevoli. Non vedo contraddizione nel cercare di comprendere i tempi, di leggere i segni. Il nostro Signore stesso ci ha esortato a vigilare. Se non ora, quando? Le profezie sono state date per essere comprese, non ignorate.
San Paolo: [Stringendo la tazza di caffè, l’ombra della frustrazione si riflette nei suoi occhi] Ma non vedi il pericolo? L’ansia di conoscere il giorno e l’ora può distogliere dall’essenziale. Ho camminato in molte città, ho parlato con filosofi, mercanti, schiavi. Le persone hanno bisogno di una fede viva, non di una data da attendere. Cristo ci ha chiamato a essere Suoi testimoni, non calcolatori dei segni.
Charles Taze Russell: [Posa il caffè accanto a sé, inclinando leggermente il capo] Eppure, Paolo, la speranza in quel giorno alimenta la fede di molti. La certezza dell’imminenza può risvegliare le coscienze assopite, può portare un senso di urgenza nella missione. Non parlo di fissare lo sguardo solo su quel momento, ma di farne una parte viva della nostra speranza quotidiana. Non è forse vero che tu stesso hai predicato dell’imminente ritorno del Signore, che il giorno si avvicina più di quanto crediamo?
San Paolo: [Pausa, i suoi occhi si spostano verso il Partenone, illuminato dagli ultimi raggi del sole. Un lungo sospiro tradisce un peso interiore] È vero, ho parlato dell’urgenza di prepararsi, di vivere come se quel giorno fosse domani. Ma l’ho fatto per risvegliare la fede, non per alimentare speculazioni. Il mio cuore ardeva per le anime che dovevano essere salvate, non per il tempo in sé. [Si volta, guardando Russell negli occhi, con intensità] Russell, il tempo è già compiuto in Cristo. La nostra vita, il nostro impegno deve essere rivolto a vivere in Lui, ogni giorno come fosse l’ultimo.
Charles Taze Russell: [Gli occhi di Russell si fanno più dolci, quasi come se volesse abbracciare con lo sguardo la tensione in Paolo] Non ti fraintendere, Paolo. Non cerco di sostituire la missione con il calcolo. Ma sento che il mondo ha bisogno di segni, di vedere la luce in mezzo al buio. Parlare del ritorno di Cristo non è distrazione, ma parte della chiamata. Non possiamo ignorare ciò che sta scritto. Come possiamo essere testimoni se non prestiamo attenzione ai segni che ci circondano?
San Paolo: [Con un tono più morbido, abbassando lo sguardo sulla tazza, come se parlasse a se stesso] Non voglio che il fervore si trasformi in paura, o che la speranza si tramuti in frenesia. La pazienza è una virtù tanto quanto lo è il fervore. Abbiamo già visto come l’umanità si aggrappa a profezie mal comprese e come questo può portare allo scoraggiamento, se le attese non sono soddisfatte.
Charles Taze Russell: [Con un leggero sorriso, quasi nostalgico] Forse, in fondo, diciamo la stessa cosa. Solo che io insisto sulla necessità di mantenere viva quella speranza, di non lasciarla affievolire. E nel farlo, credo che comprendere i tempi sia una guida, non un peso. La fede va alimentata, sì, ma anche ancorata nella realtà delle promesse di Dio.
San Paolo: [Annuisce lentamente, lasciando che il silenzio si posi tra loro, come una pace temporanea. Poi, con un tono più riflessivo] Forse hai ragione. La speranza e l’attesa non sono separate. Ma non dimentichiamo mai che la speranza deve poggiare sulla roccia, non sulle sabbie mobili delle nostre interpretazioni. Il Signore verrà quando sarà il momento. Nel frattempo, siamo chiamati a essere fedeli, in ogni cosa.
Charles Taze Russell: [Con uno sguardo pieno di rispetto e una calma che sembra avvolgere l’ambiente] Certo, Paolo. E mentre continuiamo a camminare, che la nostra fedeltà sia testimone della speranza che portiamo. Che le nostre parole, le nostre vite, siano un riflesso di quella venuta, imminente o lontana che sia.
Un silenzio carico di significato cala tra i due uomini, mentre il sole scompare dietro l’orizzonte. Le loro differenze non sono scomparse, ma un rispetto reciproco si è instaurato, riconoscendo che, nonostante le divergenze, condividono la stessa missione: preparare l’umanità all’incontro con il divino.
San Paolo: [Solleva la tazza di caffè, come per un brindisi] Alla venuta del Signore, che ci trovi pronti.
Charles Taze Russell: [Raccoglie la sua tazza, un sorriso leggero sulle labbra] Alla venuta del Signore, che ci trovi fedeli.
I due uomini, con il caffè ancora caldo tra le mani, fissano l’orizzonte, consapevoli che, anche se percorrono strade diverse, il loro cammino converge verso lo stesso punto finale.
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