Il silenzio degli innocenti
(E quello degli adulti, nelle comunità religiose)
Oggi voglio affrontare un tema delicato ma di cruciale importanza: gli abusi sui minori nelle comunità religiose. Credo sia fondamentale parlarne apertamente per rompere il muro di silenzio che troppo spesso circonda queste situazioni. Recentemente, sul sito Reddit, un portale americano di discussione molto noto, mi sono imbattuto in una testimonianza straziante che ha catturato la mia attenzione. Si tratta del racconto di una giovane donna cresciuta in una comunità di Testimoni di Geova, vittima di abusi sessuali da parte del padre, Testimone anche lui, fin dalla prima infanzia. La sua storia mette in luce molti degli aspetti più oscuri di come gli abusi possano perpetuarsi all'interno di contesti religiosi chiusi.
“Mi aveva picchiata e trascinata per casa, capii dal suo sguardo che faceva sul serio, e riuscii a spingerlo contro un muro di cemento e a scappare...Corsi senza scarpe, con tagli, vetri e detriti metallici che mi laceravano i piedi, e mi nascosi... Uscì con una pistola e sparò tre colpi. Disse: "È meglio che la smetti di nasconderti, o andrà molto peggio", e sparò diverse volte nel bosco e verso la mia casa sull'albero.”
Uno dei primi elementi che salta all'occhio è la cultura del silenzio che permea certe comunità religiose. Spesso si crea un ambiente omertoso, in cui la reputazione della comunità viene anteposta al benessere delle vittime. Nel caso di questa giovane, vediamo chiaramente come gli anziani della congregazione fossero a conoscenza degli abusi, ma abbiano scelto di non intervenire. Anzi, hanno addirittura colpevolizzato la vittima con frasi come
"Forse se provassi a farlo arrabbiare di meno"
o suggerendo che il suo modo di vestire fosse inappropriato.
"Sai, mia moglie indossa sempre reggiseno e maglione quando gli uomini vengono a trovarci, hai provato anche tu?"
"Sì, chiamare la polizia è un tuo diritto... ma vuoi davvero diffamare Geova quando potresti praticare l'umiltà e restare forte?"
Questo è un aspetto particolarmente inquietante della storia: il modo in cui la comunità ha gestito l'indagine interna sull'abuso. La giovane descrive il processo come "senz'anima", con gli anziani che ascoltavano il suo racconto con "occhi senz'anima, assolutamente neutrali, assolutamente indifferenti". Questo approccio freddo e distaccato di fronte a rivelazioni così dolorose è un chiaro esempio di quella che gli psicologi chiamano "vittimizzazione secondaria". La vittimizzazione secondaria si verifica quando le risposte delle istituzioni o delle persone a cui la vittima si rivolge per aiuto finiscono per causare ulteriori traumi. Nel caso delle comunità religiose, questo può accadere quando i leader spirituali, non adeguatamente formati per gestire casi di abuso, adottano un approccio che privilegia la "neutralità" e il "perdono" a scapito della protezione e del supporto alle vittime.
E’ importante che vi sia una formazione specifica per i leader religiosi su come riconoscere e gestire i casi di abuso. Senza queste competenze, c'è il rischio che le procedure interne, invece di aiutare le vittime, finiscano per re-traumatizzarle.
Questo ci porta a un altro punto cruciale: i meccanismi di perpetuazione degli abusi. In molte comunità religiose esiste una struttura di potere fortemente gerarchica, in cui l'autorità degli anziani o dei leader spirituali è quasi incontestabile. Questo crea un terreno fertile per gli abusatori, che possono sfruttare la loro posizione per intimidire le vittime e manipolare la percezione degli altri membri della comunità. Nel racconto su Reddit emerge chiaramente come il padre abusatore abbia utilizzato tattiche di gaslighting e diffamazione per minare la credibilità della figlia. Ha inventato storie orribili sul suo conto, dipingendola come una "sgualdrina" fin da bambina. Questa è una strategia classica degli abusatori: creare un'immagine negativa della vittima in modo che, se mai dovesse parlare, nessuno le creda.
Un altro aspetto che mi ha colpito è l'impatto psicologico devastante che questi abusi hanno avuto sulla vittima. La giovane parla di autolesionismo, di comportamenti disordinati, di una profonda crisi di fede. Riguardo a quest’ultimo punto è’ evidente come la sua fede sia stata profondamente scossa dall'esperienza vissuta, anche se nonostante tutto, ha continuato a cercare conforto nella preghiera. "Geova.. per favore non lasciarmi morire.. per favore non far vedere questo a mia madre". Sono tutte conseguenze tipiche degli abusi sui minori in contesti religiosi. Le vittime si trovano spesso intrappolate tra il trauma subito e un senso di colpa indotto dalla comunità, che le porta a dubitare persino della propria percezione della realtà.
Ma forse l'elemento più inquietante di questa storia è la completa mancanza di supporto da parte dell’intera comunità. La ragazza racconta di come nessuno le abbia mai teso una mano, nemmeno per dirle di "restare forte". Anzi, quando ha cercato aiuto presso una sorella della congregazione in cui riponeva fiducia, si è sentita rispondere che non poteva essere aiutata per non compromettere il rapporto con il padre abusatore. Questo isolamento delle vittime è un fenomeno ricorrente nelle comunità religiose chiuse.
La testimonianza si conclude con una nota di disperazione: il padre, dopo essere stato temporaneamente allontanato dalla comunità, è stato riammesso ed è ora "pronto a molestare altri bambini". Questo ci porta a riflettere sull'inadeguatezza dei sistemi interni di gestione degli abusi in molte comunità religiose. Troppo spesso si preferisce gestire queste situazioni "in casa", senza coinvolgere le autorità competenti, con il risultato di proteggere gli abusatori anziché le vittime.
Cosa possiamo fare di fronte a queste situazioni? Intanto ci sono i professionisti della salute mentale, che hanno il dovere di ascoltare e credere alle vittime, offrendo loro il supporto di cui hanno bisogno per elaborare il trauma subito. Ma è anche fondamentale lavorare per sensibilizzare l'opinione pubblica su questi temi, promuovendo una cultura della prevenzione e della denuncia.
È necessario che le comunità religiose si aprano a un dialogo costruttivo con le istituzioni e i professionisti esterni, implementando protocolli efficaci per la prevenzione e la gestione degli abusi. Solo così potremo sperare di rompere questo "silenzio degli innocenti" e offrire una reale protezione ai minori all'interno di questi contesti. Dobbiamo imparare a riconoscere i segnali di abuso e a intervenire tempestivamente. Non possiamo più permetterci di voltare lo sguardo dall'altra parte, nascondendoci dietro il rispetto per le tradizioni o la privacy delle comunità religiose. La tutela dei minori deve essere sempre la nostra priorità assoluta.
Qui trovare l’esperienza integrale com’è pubblicata su Reddit:
https://www.reddit.com/r/exjw/comments/1e6vipa/my_abuser_was_just_reinstated/ La mia email. Scrivetemi, raccontate le vostre esperienze, ponete le vostre domande, nessuno rimarrà senza risposta: secondolescritture@gmail.com
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