mercoledì 31 luglio 2024

La Metafora del Carota e del Bastone

 La Metafora del Carota e del Bastone

Tra paura e speranza: come far leva sugli adepti 



La Watchtower è maestra nel tenere i suoi seguaci in uno stato di perpetua attesa. Con promesse di un imminente fine del mondo annunciate per decenni, con date specifiche come il 1914, il 1918, il 1925 fino al 1975, hanno costantemente mantenuto i fedeli con il fiato sospeso. Ogni scadenza mancata è stata seguita da un'altra promessa, un'altra data da attendere. La carota della salvezza eterna è sempre fuori portata, mentre il bastone della paura e dell'incertezza è costantemente presente​. Nell’esporre le loro interpretazioni profetiche, i leader dell’organizzazione hanno certificato la loro l’origine divina, che non era pensiero umano il quale poteva facilmente fallire:


E questa è la prova che l’interpretazione della profezia non proviene dall’uomo, ma che il Signore Gesù, il capo dell’organizzazione di Geova, manda le informazioni necessarie al suo popolo mediante i santi angeli." - The Watchtower 1 Agosto 1933


Quando, ad esempio il 1914 arrivò senza il cataclisma previsto, la spiegazione ufficiale cambiò: quella era la data non della fine degli ultimi giorni ma del loro inizio (si mantiene la data, si cambia l’interpretazione), Cristo era tornato ma invisibilmente (tanto chi va a controllare?), e la generazione del 1914 avrebbe visto (decenni dopo) la conclusione degli eventi. Quando quanto atteso quell’anno non si verificò si cambiò l’interpretazione (ma come, non era fornita da Gesù mediante gli angeli?), ulteriori spiegazioni e nuove previsioni furono fornite, spostando continuamente l'asticella dell'aspettativa. Questo ciclo di promesse non mantenute e nuove profezie sono una dimostrazione classica della "carota" sempre fuori portata.


La Retorica della Paura

Uno dei meccanismi più potenti utilizzati dalla Watchtower è la paura. La paura dell'ignoto, la paura del giudizio divino, la paura di essere esclusi dalla comunità. Il libro biblico di Deuteronomio dice di non avere paura di chi fa predizioni false:


Se tu dici in cuor tuo: «Come riconosceremo la parola che il Signore non ha detta?», quando il profeta parlerà in nome del Signore, se la cosa da lui detta non avverrà e non si realizzerà, quella sarà una parola che il Signore non ha detta; l’ha detta il profeta per presunzione; non ne avrai paura. “ - Deuteronomio 18:20-22


Eppure ogni profezia non realizzata della Watchtower è stata spiegata come un errore di interpretazione, non come una falsità, perpetuando così il ciclo di paura e controllo. La Watchtower ha sempre enfatizzato che solo i suoi membri avrebbero avuto la salvezza, e che chiunque avesse lasciato l'organizzazione o avesse messo in dubbio le sue dottrine sarebbe stato distrutto da Dio nella battaglia di Armageddon. Questo messaggio ha creato un clima di paura costante, dissuadendo i membri dal lasciare l'organizzazione o criticare le sue dottrine.

Chiunque osi mettere in discussione le loro dottrine rischia l'ostracismo. Le famiglie sono separate, le amicizie spezzate. La dottrina della separazione dai "nemici di Geova" ha causato innumerevoli sofferenze emotive e sociali. La testimonianza di coloro che sono stati allontanati per aver semplicemente fatto domande critiche è una triste realtà che non può essere ignorata​.

La paura, dunque, non è solo escatologica, ma anche sociale. Chi lascia l'organizzazione viene spesso ostracizzato dalla comunità dei Testimoni di Geova, perdendo non solo l'accesso ai propri amici, ma spesso anche ai familiari. Questo ostracismo ha un forte impatto psicologico, che rafforza ulteriormente l'adesione all'organizzazione attraverso il timore della solitudine e della disapprovazione.



La Manipolazione della Verità

La Watchtower afferma di essere la sola portatrice della "verità" divina, un canale diretto con Gesù. Tuttavia, la loro storia è disseminata di profezie non realizzate e cambiamenti dottrinali. Ogni fallimento è stato spiegato come un'illuminazione progressiva, una "luce che diventa più brillante", un concetto che si avvicina pericolosamente alla manipolazione della verità. La metafora del diavolo che si trasforma in un angelo di luce è calzante: la Watchtower presenta ogni errore come una nuova rivelazione, ingannando così i fedeli e mantenendoli legati alle sue direttive. Facendo questo, essa contraddice le sue stesse parole, quando stigmatizza le previsioni fallite altrui senza prendere in minima considerazione le proprie:


Nel corso dei secoli, dai giorni di Gesù a oggi, sono state fatte tante predizioni a vuoto che molti non le prendono più sul serio”. - Svegliatevi! del 22 marzo 1993


Naturalmente ha provato a evidenziare la differenza tra loro e gli altri, e lo ha fatto come segue:


È vero che alcuni predicono la fine del mondo in maniera plateale per attirare l’attenzione e avere seguaci, ma altri sono sinceramente convinti che ciò che proclamano è vero” - Svegliatevi! del 22 marzo 1993


Come considerare queste ultime parole? Condivido il commento che segue:


Quindi, fondamentalmente la differenza consiste nel fatto che loro ci credono sinceramente” - “Testimoni di Geova e i cristianesimi delle origini“ di Sergio Pollina, pag 796


Ma perché gli altri no? Una spiegazione davvero senza fondamento!


Quando per quarant’anni si annuncia “infallibilmente” ciò che accadrà e poi non accade niente, ciò che conta è il fallimento, non la buona fede di chi ha annunciato o profetizzato un errore” - “Testimoni di Geova e i cristianesimi delle origini“ di Sergio Pollina, pag 354


Ma come riescono i leaders di questa organizzazione religiosa a ottenere questa devozione acritica? Riescono anche grazie alla dinamica della carota e del bastone, che è estremamente efficace nel trattare le persone come un gregge. Sociologicamente, questo fenomeno può essere spiegato attraverso diversi concetti chiave:


Conformismo di Gruppo

(fenomeno in cui gli individui adottano comportamenti e credenze in linea con quelli del gruppo per sentirsi accettati, per ottenere ricompense ma anche per evitare l'isolamento e la punizione).

Pensiero di Gruppo

(che si verifica quando il desiderio di armonia e conformità all'interno del gruppo porta a decisioni irrazionali o disfunzionali, e che è rafforzato dalla centralizzazione del potere e dalla soppressione del dissenso).

Legittimazione dell'Autorità

(Attraverso una struttura di potere in cui i leader hanno un controllo quasi assoluto sui membri, rendendo a quest’ultimi difficile mettere in discussione l'autorità del leader o abbandonare il culto).



Conclusione

La metafora del "carota e bastone" è una rappresentazione potente della dinamica di controllo all'interno della Watchtower. Le promesse di un futuro paradisiaco, mai realizzate, accoppiate con la paura della distruzione e dell'ostracismo, creano un ciclo di speranza e terrore che tiene i membri in uno stato di perpetua sottomissione. È fondamentale riflettere su questi meccanismi e comprendere l'importanza di cercare la verità con spirito critico e mente aperta. La vera luce non si trova nelle promesse vuote, ma nella ricerca sincera e nella comprensione profonda.




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domenica 21 luglio 2024

Il caso dei Testimoni di Geova in Montana: una battaglia legale emblematica

 Il caso dei Testimoni di Geova in Montana:

una battaglia legale emblematica



C'è stato un caso giudiziario molto importante in Montana che ha coinvolto i Testimoni di Geova e ha messo in evidenza le complesse strategie legali che utilizzano quando vengono accusati di abusi sessuali su minori. I Testimoni di Geova sono presenti in Montana dagli anni '50, con una crescita significativa della comunità negli ultimi decenni.


"Sembra essere un problema diffuso tra i Testimoni di Geova", ha detto Devin Storey, un avvocato il cui studio legale di San Diego ha gestito circa tre dozzine di cause per abusi sessuali contro l'organizzazione religiosa cristiana. "Si segnalano meno casi di quanto si dovrebbe".

https://eu.greatfallstribune.com/story/news/2018/09/19/jehovahs-witnesses-accused-mishandling-abuse-montana-thompson-falls/1362323002/


All'inizio, le donne che hanno presentato le accuse hanno ottenuto una grande vittoria: una giuria ha stabilito che meritavano un risarcimento di 35 milioni di dollari, una somma che rifletteva la gravità delle accuse. Ma la storia non si è conclusa qui. L'organizzazione dei Testimoni di Geova ha presentato un appello alla Corte Suprema e ha ottenuto l'annullamento del verdetto. Hanno fatto leva sul concetto di "privilegio del clero-penitente" (il “segreto confessionale”) , che è un principio legale (che varia da Stato a Stato, creando un mosaico complesso di interpretazioni legali) che protegge la riservatezza delle comunicazioni religiose.

https://www.npr.org/2020/01/09/795019348/montana-court-reverses-35-million-child-abuse-verdict-against-jehovahs-witnesses


A dire il vero, nel caso dei Testimoni di Geova non esiste una pratica formale di “confessione” come nella Chiesa Cattolica. Tuttavia, l'organizzazione ha cercato di applicare questo privilegio alle conversazioni tra i suoi membri e gli anziani della congregazione. Per la cronaca, ci sono stati casi, in America, in cui i tribunali hanno dovuto decidere se estendere questo privilegio a comunicazioni che non rientrano nella tradizionale definizione di confessione, e tutt’ora è in corso un dibattito su come bilanciare la protezione della libertà religiosa con la necessità di prevenire e perseguire gli abusi.


La controversia si è intensificata ulteriormente quando un alto dirigente dell'organizzazione, Philip Brumley, è stato multato di 154.000 dollari per aver fornito false dichiarazioni in tribunale. Queste accuse hanno sollevato dubbi sulle tattiche legali utilizzate, con alcuni che hanno definito questa situazione una "guerra teocratica" per proteggere l'immagine dell'organizzazione.

Ma chi è Philip Brumley? E’ il consulente legale dei Testimoni di Geova (lui stesso Testimone di Geova) ed capo del dipartimento legale presso la loro sede centrale. È stato multato per aver presentato una dichiarazione giurata fuorviante alla Corte distrettuale degli Stati Uniti del Montana in un caso riguardante abusi sessuali su minori. In che senso fuorviante? Nel dettaglio, il 22 giugno 2020, Brumley ha presentato una dichiarazione scritta che descriveva i ruoli della Watchtower Bible & Tract Society of New York Inc. (WTNY) e della Watch Tower Bible & Tract Society of Pennsylvania (WTPA) come operano attualmente, anziché com'erano negli anni '70 e '80, periodo in cui si sono verificati i presunti abusi.



Questa dichiarazione è stata considerata fuorviante perché sembrava intenzionalmente progettata per far apparire che le entità legali dei Testimoni di Geova non avessero responsabilità o coinvolgimento diretto con le congregazioni locali, contrariamente a quanto mostrato da vari documenti storici presentati dai querelanti. Tra questi documenti vi erano lettere e dichiarazioni che dimostravano un ruolo molto più attivo e diretto della WTPA nel gestire questioni interne e abusi.

A causa di questa discrepanza, la corte ha ritenuto che Brumley abbia tentato di ingannare intenzionalmente la corte per ottenere il rigetto del caso. La corte ha stabilito che le azioni di Brumley hanno allungato inutilmente i procedimenti legali, e quindi ha imposto a Brumley di pagare personalmente i costi legali e le spese sostenute dai querelanti, per un totale di $154.448,11. La Watchtower è considerata corresponsabile perché ha incaricato Brumley di presentare la dichiarazione fuorviante. Questo comportamento contraddice i principi di onestà predicati dall'organizzazione dei Testimoni di Geova, causando danni significativi alla loro reputazione e sollevando dubbi sulla loro gestione degli abusi sessuali su minori.

https://avoidjw.org/news/philip-brumley-sustained-effort-to-deceive/

Il caso si è concluso con un accordo tra le parti coinvolte, ma questa decisione ha diviso l'opinione pubblica. Da un lato, alle vittime viene garantito un risarcimento immediato; dall'altro, alcuni attivisti sostengono che questo accordo impedisca un processo pubblico che avrebbe potuto portare a una maggiore esposizione delle pratiche dell'organizzazione. Domanda: quanti Testimoni di Geova sanno e si informano (e vengono informati) circa questi avvenimenti che, ricordo, non sono speculazioni religiose come quelle contenute sulla Torre di Guardia, ma cronaca di cui ciascuno si può accertare?


Questo articolo nasce da una notizia fornita all’interno del seguente video di youtube:

https://www.youtube.com/watch?v=gnncQ-hqCfU&t=1288s


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sabato 20 luglio 2024

Il silenzio degli innocenti

 Il silenzio degli innocenti

(E quello degli adulti, nelle comunità religiose)


Oggi voglio affrontare un tema delicato ma di cruciale importanza: gli abusi sui minori nelle comunità religiose. Credo sia fondamentale parlarne apertamente per rompere il muro di silenzio che troppo spesso circonda queste situazioni. Recentemente, sul sito Reddit, un portale americano di discussione molto noto, mi sono imbattuto in una testimonianza straziante che ha catturato la mia attenzione. Si tratta del racconto di una giovane donna cresciuta in una comunità di Testimoni di Geova, vittima di abusi sessuali da parte del padre, Testimone anche lui, fin dalla prima infanzia. La sua storia mette in luce molti degli aspetti più oscuri di come gli abusi possano perpetuarsi all'interno di contesti religiosi chiusi.


Mi aveva picchiata e trascinata per casa, capii dal suo sguardo che faceva sul serio, e riuscii a spingerlo contro un muro di cemento e a scappare...Corsi senza scarpe, con tagli, vetri e detriti metallici che mi laceravano i piedi, e mi nascosi... Uscì con una pistola e sparò tre colpi. Disse: "È meglio che la smetti di nasconderti, o andrà molto peggio", e sparò diverse volte nel bosco e verso la mia casa sull'albero.



Uno dei primi elementi che salta all'occhio è la cultura del silenzio che permea certe comunità religiose. Spesso si crea un ambiente omertoso, in cui la reputazione della comunità viene anteposta al benessere delle vittime. Nel caso di questa giovane, vediamo chiaramente come gli anziani della congregazione fossero a conoscenza degli abusi, ma abbiano scelto di non intervenire. Anzi, hanno addirittura colpevolizzato la vittima con frasi come


"Forse se provassi a farlo arrabbiare di meno"


o suggerendo che il suo modo di vestire fosse inappropriato.


"Sai, mia moglie indossa sempre reggiseno e maglione quando gli uomini vengono a trovarci, hai provato anche tu?"

"Sì, chiamare la polizia è un tuo diritto... ma vuoi davvero diffamare Geova quando potresti praticare l'umiltà e restare forte?"


Questo è un aspetto particolarmente inquietante della storia: il modo in cui la comunità ha gestito l'indagine interna sull'abuso. La giovane descrive il processo come "senz'anima", con gli anziani che ascoltavano il suo racconto con "occhi senz'anima, assolutamente neutrali, assolutamente indifferenti". Questo approccio freddo e distaccato di fronte a rivelazioni così dolorose è un chiaro esempio di quella che gli psicologi chiamano "vittimizzazione secondaria". La vittimizzazione secondaria si verifica quando le risposte delle istituzioni o delle persone a cui la vittima si rivolge per aiuto finiscono per causare ulteriori traumi. Nel caso delle comunità religiose, questo può accadere quando i leader spirituali, non adeguatamente formati per gestire casi di abuso, adottano un approccio che privilegia la "neutralità" e il "perdono" a scapito della protezione e del supporto alle vittime.

E’ importante che vi sia una formazione specifica per i leader religiosi su come riconoscere e gestire i casi di abuso. Senza queste competenze, c'è il rischio che le procedure interne, invece di aiutare le vittime, finiscano per re-traumatizzarle.


Questo ci porta a un altro punto cruciale: i meccanismi di perpetuazione degli abusi. In molte comunità religiose esiste una struttura di potere fortemente gerarchica, in cui l'autorità degli anziani o dei leader spirituali è quasi incontestabile. Questo crea un terreno fertile per gli abusatori, che possono sfruttare la loro posizione per intimidire le vittime e manipolare la percezione degli altri membri della comunità. Nel racconto su Reddit emerge chiaramente come il padre abusatore abbia utilizzato tattiche di gaslighting e diffamazione per minare la credibilità della figlia. Ha inventato storie orribili sul suo conto, dipingendola come una "sgualdrina" fin da bambina. Questa è una strategia classica degli abusatori: creare un'immagine negativa della vittima in modo che, se mai dovesse parlare, nessuno le creda.

Un altro aspetto che mi ha colpito è l'impatto psicologico devastante che questi abusi hanno avuto sulla vittima. La giovane parla di autolesionismo, di comportamenti disordinati, di una profonda crisi di fede. Riguardo a quest’ultimo punto è’ evidente come la sua fede sia stata profondamente scossa dall'esperienza vissuta, anche se nonostante tutto, ha continuato a cercare conforto nella preghiera. "Geova.. per favore non lasciarmi morire.. per favore non far vedere questo a mia madre". Sono tutte conseguenze tipiche degli abusi sui minori in contesti religiosi. Le vittime si trovano spesso intrappolate tra il trauma subito e un senso di colpa indotto dalla comunità, che le porta a dubitare persino della propria percezione della realtà.

Ma forse l'elemento più inquietante di questa storia è la completa mancanza di supporto da parte dell’intera comunità. La ragazza racconta di come nessuno le abbia mai teso una mano, nemmeno per dirle di "restare forte". Anzi, quando ha cercato aiuto presso una sorella della congregazione in cui riponeva fiducia, si è sentita rispondere che non poteva essere aiutata per non compromettere il rapporto con il padre abusatore. Questo isolamento delle vittime è un fenomeno ricorrente nelle comunità religiose chiuse.


La testimonianza si conclude con una nota di disperazione: il padre, dopo essere stato temporaneamente allontanato dalla comunità, è stato riammesso ed è ora "pronto a molestare altri bambini". Questo ci porta a riflettere sull'inadeguatezza dei sistemi interni di gestione degli abusi in molte comunità religiose. Troppo spesso si preferisce gestire queste situazioni "in casa", senza coinvolgere le autorità competenti, con il risultato di proteggere gli abusatori anziché le vittime.

Cosa possiamo fare di fronte a queste situazioni? Intanto ci sono i professionisti della salute mentale, che hanno il dovere di ascoltare e credere alle vittime, offrendo loro il supporto di cui hanno bisogno per elaborare il trauma subito. Ma è anche fondamentale lavorare per sensibilizzare l'opinione pubblica su questi temi, promuovendo una cultura della prevenzione e della denuncia.

È necessario che le comunità religiose si aprano a un dialogo costruttivo con le istituzioni e i professionisti esterni, implementando protocolli efficaci per la prevenzione e la gestione degli abusi. Solo così potremo sperare di rompere questo "silenzio degli innocenti" e offrire una reale protezione ai minori all'interno di questi contesti. Dobbiamo imparare a riconoscere i segnali di abuso e a intervenire tempestivamente. Non possiamo più permetterci di voltare lo sguardo dall'altra parte, nascondendoci dietro il rispetto per le tradizioni o la privacy delle comunità religiose. La tutela dei minori deve essere sempre la nostra priorità assoluta.


Qui trovare l’esperienza integrale com’è pubblicata su Reddit:

https://www.reddit.com/r/exjw/comments/1e6vipa/my_abuser_was_just_reinstated/                                                                                                                                                                                                                                                                                                      La mia email. Scrivetemi, raccontate le vostre esperienze, ponete le vostre domande, nessuno rimarrà senza risposta: secondolescritture@gmail.com


                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       
     


















venerdì 19 luglio 2024

La forza di uscire da una setta

La forza di uscire da una setta

Come tirar fuori l’Harold che c’è dentro ognuno di noi



Introduzione

Lasciare un gruppo settario è un'esperienza complessa e dolorosa. Spesso, chi è coinvolto in tali gruppi non si rende conto del livello di manipolazione subito finché non si accende la luce della consapevolezza e nasce il desiderio di cercare una via d'uscita. Essendo uscito da un gruppo settario, so bene quanto sia cruciale trovare strumenti che aiutino nel processo di guarigione e riscoperta di sé.

Personalmente, ho sempre trovato grande conforto e ispirazione nella lettura e nella scrittura. Queste attività non solo giovano alla mente, ma offrono uno spazio sicuro per esplorare pensieri e sentimenti. Non sono però le uniche risorse a disposizione. Anche i film possono essere preziose fonti di ispirazione e supporto, a patto di scegliere opere con una storia significativa, che vadano oltre il mero intrattenimento.

Un film che mi ha particolarmente colpito, offrendo una profonda riflessione sul viaggio interiore e la ricerca di senso, è "L'imprevedibile viaggio di Harold Fry". La storia di Harold, che decide di attraversare l'Inghilterra a piedi per salvare un'amica morente, ci invita a guardare dentro noi stessi, a riflettere sul nostro percorso e a trovare il coraggio di cambiare.


Riconoscere il Problema

Il primo passo per uscire da un gruppo settario è riconoscere la situazione in cui ci si trova. Come Harold riceve una lettera che scuote la sua routine, anche tu potresti aver vissuto un evento che ti fa capire che qualcosa non va. Questo momento di consapevolezza è cruciale: devi permetterti di vedere la realtà senza i filtri imposti dal gruppo. Potresti notare, ad esempio, che le tue decisioni sono costantemente influenzate dalle opinioni altrui anziché basarsi sulle tue vere convinzioni.



Voglio sottolineare l'importanza che sia la persona stessa a riconoscere il problema. Spesso accade che l'iniziativa non parta da lei, ma da amici e parenti preoccupati che contattano ex membri chiedendo aiuto. Tuttavia, non esiste una formula magica per aprire gli occhi a chi è immerso in un contesto settario. La consapevolezza è un processo interiore che richiede tempo e, soprattutto, una partecipazione attiva da parte della persona coinvolta.

Quando si cerca di aiutare qualcuno a riconoscere il problema, è fondamentale approcciare la situazione con pazienza e comprensione. Forzare la consapevolezza o insistere troppo può avere l'effetto opposto, rendendo la persona più resistente e difensiva. È più utile offrire spazi di ascolto e dialogo, incoraggiando la riflessione critica e la ricerca di informazioni da fonti diverse. È anche importante rispettare i tempi della persona. Come Harold Fry ha avuto bisogno di un momento preciso di rivelazione per decidere di intraprendere il suo viaggio, anche chi è dentro una setta deve trovare il proprio momento di consapevolezza. Ogni individuo ha il suo ritmo e la sua strada da percorrere. Offrire sostegno emotivo e risorse informative può aiutare, ma la decisione finale e il percorso di uscita devono essere autonomi e voluti dalla persona stessa.


Prendere una Decisione Coraggiosa

Nel film, Harold decide impulsivamente di intraprendere un viaggio senza essere preparato. Questo atto di coraggio iniziale è fondamentale anche per chi vuole uscire da un gruppo settario. Non bisogna aspettare di avere tutte le risposte o le risorse necessarie; è importante fare il primo passo, anche se sembra spaventoso e incerto. La determinazione di Harold a camminare fino all'hospice di Queenie rappresenta la forza interiore che ciascuno di noi può trovare per cambiare la propria vita.

Ricorda: per ritrovare la tua strada, devi prima perderti. Come Harold, per trovare la propria libertà e identità è necessario affrontare l'incertezza e il disorientamento del cambiamento. Harold inizia il suo viaggio senza sapere esattamente dove andrà, dimostrando che il coraggio spesso richiede di abbracciare l'ignoto. Questo viaggio sarà pieno di difficoltà, ma è proprio attraverso queste esperienze che si raggiunge una nuova tranquillità interiore. Spesso, per trovare la pace e un nuovo equilibrio, bisogna attraversare il caos.




Affrontare le Difficoltà del Viaggio

Durante il suo cammino, Harold incontra varie difficoltà e ostacoli. Allo stesso modo, uscire da un gruppo settario comporta sfide emotive, psicologiche e pratiche. Hai già iniziato un "viaggio" del genere? O forse non ancora e hai paura di intraprenderlo? Potresti sentirti isolato, confuso e spaventato. È essenziale ricordare che queste sensazioni sono normali e che ogni passo verso la libertà, anche il più piccolo, è un progresso significativo.

Intraprendere il viaggio di emancipazione è come essere un girasole che, nonostante le difficoltà, continua a seguire il sole anche nei momenti più bui. Anche quando il sole non è visibile, il girasole mantiene la speranza e si dirige verso la luce. Sebbene tu possa avere molte domande e dubbi in testa, che non devono necessariamente trovare risposta immediata, ricorda la determinazione del girasole: fragilità e debolezze fanno parte del percorso e sono segno di autenticità, mostrando che stai entrando in contatto con te stesso e con la realtà.

Io, che vi scrivo, ho dovuto affrontare tutte queste difficoltà in un'epoca in cui l'era di internet non era ancora iniziata. Non potevo contare su una comunicazione così diffusa e immediata, né su gruppi di supporto facilmente accessibili come oggi. Le circostanze personali possono variare, ma è possibile farcela!


Riflettere e Riconnettersi con Sé Stessi per Crescere

Durante il suo viaggio, Harold riflette sulla sua vita e sui suoi errori. Questo processo di introspezione è fondamentale per chi lascia un gruppo settario. Devi darti il tempo di rielaborare le tue esperienze, riconoscere i condizionamenti subiti e riscoprire i tuoi valori e desideri autentici. La riflessione ti aiuterà a riconnetterti con la tua vera identità, quella che è stata offuscata dalla manipolazione del gruppo. Potresti iniziare a chiederti cosa desideri veramente nella tua vita e quali valori sono davvero importanti per te.

La tua mente, dopo anni di manipolazione, può essere paragonata a un giardino abbandonato. Il processo di introspezione è come dedicarsi alla cura di quel giardino, rimuovendo le erbacce e riscoprendo i fiori nascosti sotto la superficie. Il percorso di uscita da un gruppo settario è un'opportunità di crescita personale. La trasformazione può essere dolorosa, ma è anche liberatoria. Scoprirai una forza interiore che forse non sapevi di avere e svilupperai una nuova consapevolezza di te stesso e del mondo. Potresti scoprire nuovi interessi, talenti o obiettivi che non avevi mai considerato prima.


Trovare Supporto e Creare Nuove Relazioni

Mentre la notizia del viaggio di Harold si diffonde, lui riceve sostegno da persone sconosciute. Allo stesso modo, è importante cercare supporto esterno quando si lascia un gruppo settario. Può essere utile unirsi a gruppi di supporto per ex membri, parlare con un terapeuta specializzato in recupero da esperienze settarie e creare nuove amicizie al di fuori del gruppo. Queste connessioni ti offriranno la forza e il conforto necessari per affrontare il cambiamento.




Ricordo che ai miei tempi, parlo del periodo che va dal 1994 in poi, senza tanti aiuti a disposizione ho comunque cercato supporto all'esterno e ho provato a trovare una nuova socialità in altri ambienti. Mi iscrissi a una scuola di teatro locale, pur essendo negato nella recitazione. Lo scopo era distrarre la mente e trovare nuove relazioni. Mi iscrissi anche alle scuole serali per adulti, avendo ancora solo la licenza media in quanto non avevo mai concluso gli studi successivi. Questo mi aiutò non solo ad acculturarmi ma a riabituarmi alla vita reale. Ognuno, gradualmente, può riappropriarsi della propria interiorità, della propria spiritualità, della propria vita sociale e, in definitiva, della propria esistenza. Il percorso può sembrare lungo e difficile, ma ogni passo ti avvicina a una vita più autentica e libera.

Come Harold nel suo viaggio, potresti scoprire che le sfide che incontri lungo il cammino sono in realtà opportunità di crescita e di scoperta di te stesso. Non avere paura di chiedere aiuto quando ne hai bisogno e ricorda che ci sono sempre persone pronte a sostenerti.


Conclusioni

Uscire da un gruppo settario è un viaggio personale che richiede coraggio, pazienza e determinazione. Ma come Harold Fry dimostra nel suo cammino, anche il viaggio più improbabile può portare a una profonda trasformazione e rinascita. Non importa quanto lunga o difficile possa sembrare la strada, ogni passo ti avvicina alla libertà e alla riscoperta di te stesso. Ricorda, il tuo viaggio è unico e prezioso, proprio come te.

E per finire, se tu non l’avessi già fatto, rimane solo una cosa da fare: cercare e guardare "L'imprevedibile viaggio di Harold Fry"! E’ delizioso, credimi.


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IL TRAILER

https://www.youtube.com/watch?v=ooR0MNS6e90


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Al prossimo articolo!



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giovedì 18 luglio 2024

La credibilità del Cristianesimo

                                         La credibilità del Cristianesimo

Commento ai due video di don Manuel e Sapiens Sapiens


PREMESSA

In questo blog e sui social, pur essendo personalmente un credente, evito di fare apologia, e adotto un atteggiamento equilibrato nei confronti del tema di Dio e del cristianesimo. Non nascondo le mie convinzioni personali e intervengo di tanto in tanto per chiarire alcuni concetti religiosi spesso trattati superficialmente sul web. Tuttavia, il mio intento si limita a questo: sui social sono presente come "Mentalmente Liberi" per informare sul geovismo e le sue criticità. Il mio pubblico è composto sia da credenti che da non credenti, e tutti meritano rispetto. Allora perché questo articolo? Sollecitato più volte, mi è stato chiesto cosa ne pensassi. Non esito dunque a rispondere almeno su alcune questioni e credo che farlo pubblicamente possa essere un contributo tra gli altri su questo tema. Non ho intenzioni apologetiche, non mi interessa convincere nessuno. Ciò che segue è e resta la mia opinione, come daltronde ognuno esprime il suo punto di vista, i tempi delle “verità” imposte è passato, ci ho vissuto 13 anni dentro, e non mi interessano più. 


INTRODUZIONE

Nel dibattito contemporaneo sulla religione, il confronto tra credenti e non credenti è frequente. Uno degli argomenti più accesi riguarda la veridicità storica e teologica del Cristianesimo. Recentemente, in un video sul suo canale, Sapiens Sapiens, giovane youtuber ex-cattolico, ha criticato con forza le affermazioni di Don Manuel , un sacerdote che ha difeso il Cristianesimo dalle critiche mosse dal noto studioso Bart Ehrman. In questo articolo esaminerò sinteticamente le critiche di Sapiens Sapiens. In fondo troverete il link a entrambi i video, quello di don Manuel e quello di Sapiens Sapiens, così che possiate farvi la vostra personale opinione


LA DIVINITA DI GESU’

Sapiens Sapiens inizia il suo video esprimendo rispetto per Don Manuel, riconoscendone il coraggio di esporsi pubblicamente sui social e di affrontare critiche con onestà e apertura. Questo riconoscimento è importante, poiché mostra un approccio dialettico rispettoso, fondamentale per un dialogo costruttivo Il video prosegue con la presentazione del libro di Bart Ehrman "Come Gesù diventò Dio", una delle opere più critiche nei confronti della divinità di Gesù. Ehrman, ex cristiano diventato agnostico, sostiene che la fede in Gesù come Dio sia emersa gradualmente e non abbia solide basi storiche. Descrive il processo di deificazione come un'evoluzione culturale e teologica più che una verità storica. Ehrman argomenta che la fede in Gesù come Dio non è supportata da evidenze storiche e che la resurrezione, pilastro del Cristianesimo, non può essere dimostrata storicamente. Queste critiche sono alla base delle obiezioni di Sapiens Sapiens, che ritiene l'approccio di Don Manuel apologetico e privo di rigore scientifico.



Sapiens Sapiens critica la certezza delle testimonianze dei primi cristiani:


"Gli apologeti... devono considerare che la testimonianza dei primi cristiani potrebbe non essere così certa o attendibile".


Ogni scritto va esaminato con spirito critico, non c’è dubbio, dove per critica intendo l’analisi attenta di qualcosa. E sebbene l’obbiettività perfetta non esista, perché chi esamina inevitabilmente ci mette del suo, possiamo tentare di essere più onesti intellettualmente possibile. L’esame critico quindi non solo non è da disprezzare, ma al contrario è una esigenza che la verità richiede, almeno nei limiti del possibile. So che per molti questo è ovvio, ma se lo dico è perché, invece, per molti non lo è. C’è chi considera la critica un esercizio di demolizione e basta, ma io non la vedo così. Riguardo alle testimonianze dei primi cristiani, ritengo siano fondamentali non solo per il loro contenuto, ma anche per il contesto in cui sono state date. Molti dei primi testimoni, come gli apostoli, hanno subito martirio per la loro fede. È difficile sostenere che un numero così significativo di persone fosse disposto a morire per qualcosa che sapevano essere falso. Non credo all’ “invenzione” (termine spesso usato, ma lo trovo fazioso, preferisco “elaborazione”) né tanto meno alla malafede. Inoltre, la trasmissione dei Vangeli e delle lettere apostoliche è stata effettuata con grande cura e rispetto per il testo originale, come dimostrato dai manoscritti antichi. Riguardo al fatto che la fede in Gesù come Dio sia emersa gradualmente, su questo concordo, solo nel Vangelo di Giovanni troviamo questa fede sviluppata a differenza che nei sinottici e in Paolo, dove Gesù è certamente “divino” ma non necessariamente “Dio”. Ma questo è un dato acquisito, almeno a livello accademico, certamente lo è meno a livello popolare. Non è sbagliato precisarlo. Su questo ha egregiamente parlato il prof. Boccaccini, che a differenza mia è un accademico e un esperto apprezzato da molti. Questi i link delle due lezioni visionabili su youtube dove egli ha trattato proprio questo argomento:


Parte 1 https://www.youtube.com/watch?v=JT_l9V5EMwA&t=508s

Parte 2 https://www.youtube.com/watch?v=JwHbhjKTlU4&t=3771s



LA RISURREZIONE

Sapiens Sapiens cita Ehrman dicendo:

lo storico non può ne affermare né negare la risurrezione”.

 

In effetti, anche i cristiani credono che la risurrezione di Gesù sia un evento unico che sta oltre i confini della ricerca storica, che non essendo nemmeno ripetibile sfugge a qualsiasi verifica scientifica. La risurrezione è accettata sulla base della fiducia in chi l’ha testimoniata, e qui la fede gioca certamente un ruolo cruciale. Tuttavia, nessuno credo voglia 'dimostrarla' storicamente. Storicamente, possiamo invece ricostruire, o tentare di farlo, gli effetti di tale (presunto?) evento, la vita e le parole di coloro che l’hanno testimoniato e molte altre cose 'misurabili'.

Ad esempio, senza entrare nel merito, possiamo considerare la trasformazione radicale degli apostoli, la rapidissima diffusione del Cristianesimo e il vuoto della tomba come elementi su cui riflettere. Non parlo di 'prove' o 'dimostrazioni', ma di elementi su cui ci si può confrontare e su cui ognuno può dare, dalle diverse prospettive, la propria spiegazione. I 'fatti' documentabili sono patrimonio di tutti, mentre le interpretazioni e il credere o non credere sono troppo soggettivi per trovare un accordo pieno. È come sovrapporre un cerchio e un quadrato: entrambe le forme possono condividere dello spazio, ma non completamente. Pretendere di cambiare la “forma” dell’interlocutore è un’aspirazione assurda da qualsiasi parte provenga. Certamente il cristianesimo richiede “fede”, che non significa chiudere gli occhi all’evidenza, perché ripeto: quella appartiene a tutti! Ma di ciò che è creduto per fede si possono chiedere motivi, ragioni che spingono il credente a credere, ma non prove, perché se ci fossero “prove” in senso scientifico sarebbe semplicemente constatazione, e la fede perderebbe il suo ruolo.


Tornando all’affermazione secondo cui “lo storico non può nè affermare né negare la risurrezione” , Sapiens Sapiens sottolinea che sta al credente l’onere della prova. Ma che tipo di prova vorrebbe, se ha appena detto che non si può affermare o negare storicamente? Immagino si riferisca a una certa apologia, quella militante e fondamentalista (ricordiamo però che c’è anche una “militanza” di segno contrario), che ritiene di affermare la propria fede come "provata", dando per scontato che il proprio interlocutore accetti ciò che a lui pare ovvio. A proposito, questo mio articolo secondo voi è apologetico? E se sì, in che senso?

Credo che un cristiano possa credere alla risurrezione e basare su questo convincimento la propria vita, a patto che disponga di una certa dose di fede (e ammesso che sappia cos'è) senza pretendere che per altri sia lo stesso. L’onere della prova spetta a chi vuole convincere gli altri; quella del cristiano è una prova interiore, che gli ha cambiato la vita, e che può testimoniare e argomentare, ma che non può "provare" in senso storico-scientifico. L’apologia è un’arte nobile: significa "difendere" (davanti a chi accusa) ma anche "esporre", argomentando le ragioni della propria speranza. Quando sono i cristiani ad attaccare e pretendere, allora sono d'accordo: sta a loro l’onere della "prova" esterna e incontrovertibile. Che non c’è.


LA DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO


Sapiens Sapiens sostiene che:

"Il fatto che una religione si sia espansa velocemente e tanto non è assolutamente un indice che quella religione sia vera... ciò può avvenire per delle concomitanze storiche, sociali, economiche di natura variegata…..Quel preciso contesto storico ha favorito quella diffusione a quella velocità in quelle aree geografiche... Lo stesso vale per l'Islam, lo stesso vale per i mormoni, lo stesso vale per le religioni orientali".


Perchè Sapiens Sapiens fa questa affermazione? La fa in risposta agli apologeti cristiani che spesso utilizzano l'argomento della rapida diffusione del Cristianesimo come “prova” della sua verità. Sul concetto di “prova” mi sono già espresso, preferisco “argomentazione”. Questo, a suo avviso, non è un argomento valido perché la diffusione di una religione può essere spiegata da fattori storici, sociali ed economici. Spiega che la diffusione di una religione è spesso una questione di contingenza storica e non di verità intrinseca delle sue dottrine. Va separato il successo sociale di una religione dalla sua validità teologica. 



Ritengo che questa separazione sia corretta, le due cose vanno distinte, quanto poi siano anche collegate tra loro è una questione diversa, di prospettive come già detto. In ogni caso i cristiani non si basano SOLO sulla sua diffusione, ma ANCHE sulla testimonianza storica della vita, morte e resurrezione di Gesù Cristo, e sulle esperienze spirituali dei credenti. Ci si può concentrare su un elemento, e trovare corrispondenze anche altrove (questo Sapiens Sapiens lo fa quando dice che i miracoli avvengono anche in altre religioni, anche se non capisco perché non dovrebbe essere: Dio fa piovere sui giusti e sugli ingiusti e lo Spirito soffia dove vuole, dice il Nuovo Testamento), ma è l’intero contesto delle argomentazioni che rendono credibile il cristianesimo per chi lo ha accettato, sempre nella libertà di fare una scelta diversa. Non smetterò mai di sottolinearlo: gli “argomenti” dei cristiani non sono clave che si impongono ma proposte e testimonianze.



Riconoscere che la diffusione di una religione può essere influenzata da fattori storici (che in termini teologici si chiama “provvidenza”) non nega la possibilità che la religione possa contenere verità spirituali. Il Cristianesimo si è diffuso anche grazie al messaggio rivoluzionario di amore e speranza, che ha trovato riscontro in molte persone dell'epoca. La diffusione rapida del Cristianesimo potrebbe essere vista come un segno di supporto divino da una prospettiva di fede (perché non dovrebbe, da quel punto di vista?) senza necessariamente pretendere che un non credente veda le cose allo stesso modo, ma come già detto non è l'unico “argomento” a sostegno della credibilità. E qui vorrei sottolineare proprio il termine “credibilità”, che è ben diverso da quello di “dimostrazione”. La credibilità si basa sulla fiducia nelle fonti, nelle testimonianze e nell'autorità di chi fornisce l'informazione. Non richiede prove empiriche rigorose, ma dipende dalla reputazione e dall'affidabilità percepita delle fonti. La credibilità non garantisce certezza assoluta, ma suggerisce che un'affermazione è plausibile o ragionevole. In definitiva La credibilità di una convinzione religiosa come quella cristiana si fonda su una combinazione di testimonianze storiche, coerenza logica, esperienze personali e riflessioni filosofiche. Questi elementi rendono tali convinzioni soggettivamente plausibili e non violano i principi della ragione. Il che non rende obbligatorio condividerle, ma nemmeno è obbligatorio giudicare i cristiani degli irragionevoli superstiziosi ponendoli sullo stesso livello di chi si tocca i “cosidetti” al passaggio di un gatto nero (recentemente ho sentito un paragone del genere, e mi sono venuti i brividi). Vero, Bart Ehrmann non è un ubriaco o uno che delira (dice giustamente Sapiens Sapiens), ma nemmeno i cristiani lo sono, anche se a leggere i commenti sotto il suo video molti lo pensano, e lo scrivono pure. La teologia cristiana ha una lunga tradizione di riflessione filosofica che esamina e difende razionalmente le credenze della fede. Teologi e filosofi cristiani hanno sviluppato argomentazioni complesse e profonde per giustificare le loro credenze, contribuendo alla loro credibilità (che significa, ripeto, non dimostrabilità, ma che chi vi aderisce non è irragionevole). Non ha proprio senso il paragone con la mera superstizione degna di una farsa napoletana.


Vorrei dire qualcosa sulla domanda posta da Sapiens Sapiens al termine di un racconto, che è la seguente:


Perché la vicenda di Gesù dovrebbe essere considerata vera e quella del Baal Shem Tov falsa?


L'argomentazione proposta mette a confronto il racconto sul Baal Shem Tov (un maestro ebreo vissuto nel XVIII secolo, certamente un personaggio notevole) con i Vangeli, evidenziando il tempo trascorso tra gli eventi e la loro narrazione.


Potete conoscere la sua interessante figura grazie a Wikipedia:

https://it.wikipedia.org/wiki/Ba%27al_Shem_Tov


Tuttavia, ci sono diverse ragioni per cui questi due esempi non sono direttamente comparabili. Intanto I Vangeli furono scritti in un contesto storico e culturale diverso da quello del Baal Shem Tov. Il Cristianesimo emergente era sotto scrutinio sia dagli ebrei che dai pagani, e i primi cristiani furono spesso perseguitati. 



Questo contesto ha richiesto una documentazione accurata e coerente per preservare la verità dei loro insegnamenti e testimonianze. Inoltre molti degli autori o delle fonti vicine agli autori erano contemporanei o prossimi ai testimoni oculari, mentre il racconto sul Baal Shem Tov è scritto dal genero del suo segretario, una generazione successiva, e può includere una prospettiva più idealizzata e meno critica dei fatti. La tradizione cristiana ha una lunga storia di critica interna e studio esegetico. I Vangeli sono stati esaminati, commentati e scrutinati da generazioni di studiosi, sia cristiani che non, portando a una comprensione approfondita e sfumata dei testi. La narrazione del Baal Shem Tov, per quanto rispettata all'interno della sua tradizione, potrebbe non aver subito lo stesso livello di esame critico e comparazione storica. La questione non è necessariamente quella di considerare una storia vera e l'altra falsa, ma di riconoscere che i criteri storici utilizzati per esaminare i Vangeli sono più robusti e articolati rispetto a quelli applicabili al racconto del Baal Shem Tov. La tradizione cristiana ha sviluppato una critica interna che ha affinato la comprensione dei testi, distinguendo tra elementi storici e teologici. Questo processo continuo di esame e revisione non ha un equivalente diretto nella tradizione del Baal Shem Tov, rendendo difficile una comparazione diretta. Al netto del fatto che nessuno afferma che Gesù sia stato l’unico guaritore autorizzato o che i miracoli siano unico appannaggio della tradizione ebraico-cristiana. Su questo ho già detto in precedenza.

Massimo rispetto verso il maestro ebreo e il suo racconto, e infatti il problema non è lui, ma è il fare paragoni a senso unico, rendendoli perfettamente sovrapponibili, che mostrano solo gli elementi che sostengono una tesi già pronta in partenza.


BART EHRMAN

Bart Ehrman è uno storico di fama, e questo è riconosciuto anche da don Manuel. Tuttavia, don Manuel sottolinea che il libro di Ehrman "Gesù divenne Dio" (oggetto della recensione) è scritto in un registro divulgativo e non scientifico. Ehrman stesso ammette che il libro riflette le sue convinzioni personali piuttosto che essere un’opera scientifica rigorosa. Questa distinzione tra lavoro accademico e opinioni personali è cruciale per comprendere il valore delle argomentazioni nel libro.

Sapiens Sapiens osserva che, pur essendo un libro divulgativo, quello di Ehrman segue una logica che non necessita dell'apparato critico che Ehrman utilizza nei suoi scritti più accademici. Nessuno, tantomeno don Manuel, crede che le opinioni e le valutazioni personali di Ehrman siano sciocche o improvvisate; è chiaro che siano motivate e abbiano una logica. La distinzione tra divulgazione e ricerca accademica rigorosa rimane comunque valida.

Mi ha sorpreso, invece, il “colpo basso” (lo dico ironicamente, come il suo sorrisino in video) aggiunto successivamente:



Don Manuel si aspetta che il libro di Barth Ehrman sia un libro scientifico? Ma forse farebbe bene ad aspettarselo dal suo libro di riferimento che è la Bibbia”



Questa osservazione, seppur spiritosa, ignora una distinzione fondamentale tra la Bibbia e le opere di studiosi come Ehrman. La Bibbia non è un testo scientifico e non pretende di esserlo. È una raccolta di scritti religiosi, storici, poetici e sapienziali, la cui finalità è spirituale, teologica e morale. Le Scritture offrono insegnamenti religiosi e valori etici, e non sono destinate a essere valutate con gli stessi criteri delle opere scientifiche o storiche moderne. Al contrario, il libro di Ehrman, anche se divulgativo, si posiziona nel campo della ricerca storica e accademica. Ehrman applica metodi critici per analizzare la storia del cristianesimo e i testi biblici, cercando di comprendere e spiegare i fatti storici basandosi su evidenze e ragionamenti logici. Pertanto, non è questione di aspettarsi che la Bibbia sia scientifica, ma di riconoscere la natura e lo scopo differenti dei due tipi di opere.

E’ anche importante ricordare che ci sono studiosi che lo hanno criticato e hanno espresso idee diverse da quelle di Ehrman (sorte, a dire il vero, che tocca a ogni studioso, ma questa è cosa positiva). Le discrepanze nei racconti della risurrezione, ad esempio, possono essere spiegate attraverso prospettive diverse e dettagli complementari, piuttosto che essere considerate errori o manipolazioni intenzionali. Gli studiosi che rispondono a Ehrman spesso argomentano che le somiglianze tra i racconti evangelici e i miti pagani sono superficiali e non sufficientemente profonde da indicare una diretta influenza. Molti vedono queste somiglianze come esempi di archetipi narrativi comuni piuttosto che di plagi. Inoltre, la specificità della risurrezione e degli insegnamenti di Gesù è considerata unica e distintiva.

Con questo non voglio delegittimare Ehrman, a cui non sono degno nemmeno di slacciare un sandalo , ma semplicemente dire che il suo è pur sempre un punto di vista, che è criticabile anche da suoi colleghi pari grado, e che alla fine (è questo è il punto) lo si può leggere senza perdere la fede (a patto se ne abbia una, anche di seconda mano), affermazione su cui concordano sia don Manuel che Sapiens Sapiens, anche se per motivi diversi.


CONCLUSIONE

Credo che entrambi i contributi, quello di don Manuel e quello di Sapiens Sapiens, siano importanti, soprattutto se considerati insieme. Essi ci permettono di comprendere le diverse prospettive e di accettare la diversità, a volte irriducibile, dei nostri interlocutori, se l’obiettivo è capire e non polemizzare. Il dialogo è sempre possibile, poiché non significa necessariamente giungere alle stesse conclusioni: non sono gli argomenti a dialogare, ma le persone, attraverso il modo, il tono e il rispetto con cui si trattano.

Per quanto riguarda me, so perfettamente di essere intervenuto senza invito e dalla mia prospettiva in questo dibattito. L’ho fatto sia perché sollecitato, sia perché (lo ammetto) ho un forte interesse per questi argomenti e ci tenevo a esprimere la mia opinione. Avrò convinto qualcuno? Spero di no! Ma ne sono certo. Sarò stato compreso riguardo alle intenzioni e ai contenuti di questo mio scritto? Questo sarebbe un bel risultato.


È questo un fatto mistico e straordinario che nessuno conosce se non chi lo riceve. Lo riceve solo chi lo desidera, non lo desidera se non colui che viene infiammato dal fuoco dello Spirito Santo… Se poi vuoi sapere come avvenga tutto ciò, interroga la grazia, non la scienza, il desiderio non l’intelletto, il sospiro della preghiera non la brama del leggere, lo sposo non il maestro, Dio non l’uomo, la caligine non la chiarezza, non la luce ma il fuoco che infiamma tutto l’essere e lo inabissa in Dio...”

Dall’opuscolo «Itinerario della mente a Dio» di san Bonaventura, vescovo

(Cap. 7, 1. 2. 4. 6; Opera omnia, 5, 312-313)



I 2 video causa di questo commento:


Il video di don Manuel (Scherzi da Prete)

https://www.youtube.com/watch?v=cgGm5sBjpxU


Il video di Sapiens Sapiens

https://www.youtube.com/watch?v=v1bklCK-d2E&t=966s


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lunedì 8 luglio 2024

  1. La falsa rivoluzione dei Testimoni di Geova

    Un'analisi critica dei recenti cambiamenti


https://www.jw.org/it/biblioteca-digitale/riviste/torre-di-guardia-studio-agosto-2024/

                                                                    

La comunità dei Testimoni di Geova, ma anche quella degli “ex”, era in fermento. Si attendeva la Torre di Guardia di Agosto 2024 con la stessa trepidazione con cui si attendeva la scoperta del Santo Graal. Questa ondata di “nuova luce” che ha visto la Watchtower sfornare, negli ultimi mesi, “nuovi intendimenti” a getto continuo, aveva creato un’attesa vibrante sul tema “come trattare gli ex TDG” (Dissociati/ Disassociati/Ostracismo). I “rumors” si alternavano, si attendevano cambiamenti rivoluzionari, sbirciando ogni tanto la lista delle “Torre di Guardia” pubblicate, che dal mese di Luglio passava direttamente a quella di Settembre. Forse, si pensava, questo ritardo (senza precedenti) della rivista di agosto era perché i cambiamenti erano troppo grandi per non lavorarci ancora un po’ sopra. Eccoci dunque ai primi di Luglio, la rivista di Agosto è pubblicata, ma la grande attesa delusa: cose nuove ci sono, ma niente di sostanziale, piuttosto un esercizio di cosmesi che non va alla radice delle questioni. Riguardo a come le scritture di 1 Corinti 5:1,2 ,13 o 2 Corinti 2:5-8 e altre menzionate si interpretano in relazione ai “peccatori” nella comunità cristiana, non farò una esegesi di questi passi in quanto qui adesso mi interessa solo mostrare in che modo la Watchtower con questo articolo modifica alcune sue prassi, e in quale misura.

Per comprendere appieno la portata di queste modifiche, è necessario fare un passo indietro. Già nel marzo precedente, un video di aggiornamento del Corpo Direttivo aveva anticipato alcune novità. Tra queste, la possibilità di incontri multipli con i trasgressori, anziché un unico colloquio decisivo; l'introduzione di regole speciali per i minori battezzati accusati di trasgressione; il tentativo di accelerare i tempi di reintegrazione per i disassociati e il permesso di rivolgere un semplice saluto ai disassociati presenti alle riunioni.

L'edizione di agosto della Torre di Guardia ha poi introdotto ulteriori modifiche, alcune delle quali potrebbero sembrare, a prima vista, significative. Il termine "disassociato" viene sostituito con "rimosso dalla congregazione".


D’ora in poi non useremo più il termine “disassociato”. In armonia con le parole di Paolo riportate in 1 Corinti 5:13, diremo che una persona `è stata allontanata dalla congregazione. Inoltre non useremo più il termine“riassociato”, ma diremo che una persona e stata riammessa. “

Pag. 27 , Nota a par. 3


I "comitati giudiziari" diventano "comitati di anziani". Cambiamento resosi necessario in quanto l’esistenza di un sistema giudiziario parallelo a quello statale non favorisce affatto quell’immagine socialmente accettabile che intendono proporre delle loro procedure interne.


In precedenza questi gruppi di anziani venivano chiamati “comitati giudiziari”. Ma dato che giudicare è soltanto un aspetto della loro opera, non useremo piu questa espressione. Useremo invece l’espressione “comitato di anziani”.

Pag.21 , nota a par. 4


La pratica della “segnatura” viene rivisitata, diventando una decisione più individuale. Infine, si pone l'accento sulla necessità di non essere "inutilmente invadenti" durante i colloqui disciplinari.


Facendo domande profonde senza essere inutilmente invadenti, gli anziani con gentilezza fanno esprimere il peccatore e lo aiutano a riflettere sulle sue azioni”

Pag. 22 par 10


Il che modifica la prassi secondo cui (ad esempio) 3 o 4 anziani, nell’interrogare una giovane e impaurita donna, potevano chiederle di esporre dettagli intimi di un presunto rapporto “immorale” .



Tuttavia, un'analisi più approfondita rivela che la sostanza rimane invariata. Le famiglie continuano a essere divise dalla pratica della disassociazione. Chi è già disassociato rimane tale, a meno che non cerchi attivamente la reintegrazione.


Come dovremmo considerare, quindi, un compagno di fede che è stato allontanato dalla congregazione? Anche se non intratteniamo rapporti sociali con lui, dovremmo considerarlo una pecora che si è persa, non una causa persa. Una pecora che ha abbandonato il gregge può sempre ritornare. Dopo tutto, quella pecora smarrita si è dedicata a Geova. Purtroppo adesso non sta tenendo fede a quella dedicazione, e questo la mette in pericolo (Ezec. 18:31). Ciò nonostante, finchè c’è tempo, per beneficiare della misericordia di Geova, c’e speranza che ritorni. In che modo gli anziani dimostrano di voler aiutare un peccatore che è stato allontanato dalla congregazione?”

Pag. 27, Par. 5


L’obiettivo è fa “tornare” la persona considerata “persa”, il che implica, come lo è sempre stato, sia un giudizio sulla persona che una convalida delle sanzioni ad essa applicate. Ciò che cambia è l’atteggiamento apparentemente più “morbido”, che però ha un solo nome: paternalismo!


Il paternalismo in senso generale indica l'atteggiamento bonario e benefico di una persona d'autorità che però chiede in cambio, spesso implicitamente, il consenso intorno alla sua persona. “

Da Wikipedia


Applicato a questo contesto, l'autorità religiosa adotta un comportamento bonario e accondiscendente, apparentemente interessato alla vita e al benessere dei fedeli. Tuttavia, questo interesse non è disinteressato, bensì finalizzato a riaffermare la propria posizione di comando. In altre parole, l'autorità dice: "Ti lascio un po' di guinzaglio, ma solo per ricordarti che sono io a tenerne il controllo".

È sempre una concessione: "Guarda come sono buono con te; nonostante le tue marachelle, io, che sono misericordioso, sono qui altruisticamente pronto a riaccoglierti e a ripristinare la vita sociale che ti è stata tolta, ma alle mie condizioni". Il rapporto resta squilibrato: è sempre il sovrano che si abbassa per recuperare il suddito, elargendo grandi promesse e benefici purché esso ritorni sotto il suo dominio.



Per esperienza, ho notato che questo tentativo di "recupero" della "pecorella smarrita", quando attuato dai comuni Testimoni di Geova, si traduce in una sorta di mobbing messaggistico. La persona, sia che sia stata allontanata di recente o da più tempo, viene sommersa da SMS, messaggi o vocali su WhatsApp, pieni di link al sito jw.org o inviti seducenti a ritornare a Geova, ricordando i bei tempi passati, insieme all'invito a rivolgersi agli anziani. Ricordiamo che solo loro, dal punto di vista operativo, sono i responsabili del recupero, gli unici incaricati e qualificati per avere un rapporto più ravvicinato con la pecorella smarrita, ma sempre con l'obiettivo di farla ritornare come membro approvato della comunità geovista. Lascio immaginare l'effetto che ha su molti, ostracizzati per anni da ex compagni, amici e familiari, sentirsi improvvisamente ricontattare solo perché l'autorità geovista ha deciso che, da un certo momento in poi, è possibile farlo.

Ora viene concesso il saluto agli ex testimoni, ma solo a quelli che tornano in Sala del Regno vestiti di sacco e cenere, e senza esagerare, non sia mai che andare oltre il saluti pregiudichi la salute spirituale di qualcuno:


Alcuni potrebbero sentirsi a proprio agio nel salutare la persona o nel darle il benvenuto. Comunque, non ci metteremmo a fare una lunga conversazione nè intratterremmo rapporti sociali con lei.” Pag. 31 Par. 14




Un paternalismo irritante, frutto delle mutevoli interpretazioni e delle insindacabili decisioni di un gruppo di uomini che, come sovrani dall'America, dirigono più di 8 milioni di sudditi in tutto il mondo. Davvero mi chiedo come questo potrebbe attirare qualcuno!

La disassociazione si estende ancora ai familiari, creando situazioni di profondo dolore e isolamento. E chi dissente coscienziosamente dagli insegnamenti dei Testimoni di Geova continua a essere etichettato come apostata, una condizione considerata persino peggiore di aver commesso un crimine o un'azione immorale secondo gli standard biblici. È difficile non vedere in questi cambiamenti un'occasione mancata. L'organizzazione avrebbe potuto cogliere l'opportunità per riformare radicalmente la pratica della disassociazione, magari limitandola al livello della congregazione senza estenderla alle relazioni familiari. Avrebbe potuto prendere esempio dalla parabola del figliol prodigo, tanto citata nei loro testi, dove il padre accoglie il figlio a braccia aperte, senza condizioni.

Invece, ci troviamo di fronte a quello che sembra più un esercizio di cosmesi che una vera riforma. La sostituzione di termini come "disassociato" con "rimosso dalla congregazione" appare come un tentativo di ammorbidire la percezione di una pratica che rimane fondamentalmente immutata.

È come se, cambiando il nome, si sperasse di cambiare la natura della cosa stessa.

Non si può negare che questi cambiamenti siano stati influenzati dalle crescenti pressioni esterne. La decisione del governo norvegese di ritirare i finanziamenti, principalmente a causa della pratica della disassociazione, insieme ai guai giudiziari in altri Paesi, ha sicuramente giocato un ruolo. Tuttavia, la risposta dell'organizzazione appare timida e insufficiente.

In conclusione, mentre alcuni potrebbero vedere in questi cambiamenti un passo nella giusta direzione, è importante mantenere uno sguardo critico. Le persone continueranno a soffrire a causa della disassociazione, indipendentemente dal nome che le viene dato. Famiglie continueranno a essere divise. Il dissenso continuerà a essere punito con l'isolamento sociale.

Ci troviamo quindi di fronte a un bivio: possiamo accontentarci di questi cambiamenti superficiali, o possiamo continuare a spingere per una riforma reale e significativa? La palla è nel campo dei Testimoni di Geova, ma anche in quello di tutti noi che osserviamo e commentiamo queste pratiche. Il vero cambiamento richiede coraggio, compassione e la volontà di mettere in discussione tradizioni radicate. Saremo all'altezza di questa sfida?

                                                                                    Mentalmente Liberi

                                                        secondolescritture@gmail.com

                                                                                




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